Il grande perdente Salvini fa il giocoliere dopo la sconfitta della grancassa
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Il grande perdente Salvini fa il giocoliere dopo la sconfitta della grancassa

L'Emilia Romagna era l’unico importante per un capo popolo che si presentava alle elezioni sicuro del successo e della risposta positiva di tutti gli scontenti desiderosi comunque di un cambiamento.

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Nuccio Fava Modifica articolo

28 Gennaio 2020 - 09.05


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Da abile marpione, consumato giocoliere su tutte le piazze di Emilia Romagna rivolto ovviamente anche al parlamento e al governo di Roma, in scena la sua recita allegramente sulla sconfitta.
Vuole giocare d’anticipo e ancor prima dei dati plausibili, mette in mostra il numero finale di una campagna elettorale infinita che non ha raggiunto vittoria alcuna in Emilia Romagna, governata da sempre dalla sinistra e che rappresentava l’obbiettivo più reclamizzato da Salvini.

Anzi l’unico importante per un capo popolo che si presentava alle elezioni sicuro del successo e della risposta positiva di tutti gli scontenti desiderosi comunque di un cambiamento.

Specie dopo il disastro di Di Maio e dei problemi macroscopici aperti nei cinque stelle. Del resto ben visibili nei loro riflessi sui risultati del voto.

A maggior ragione fallite le ambiziose e pericolose pretese del capo leghista si apre la nuova stagione di grande responsabilità per la maggioranza e lo stesso presidente del Consiglio. Non basterà ripetere che un voto regionale, per quanto importante, non avrebbe potuto influire sugli equilibri nazionali.

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A risultato ottenuto, con la sconfitta della grancassa salviniana, risaltano in evidenza i grandi temi del paese, specie lavoro e giovani, sviluppo, Europa.

Una prospettiva credibile di avanzamento civile e ideale di crescita solidale e giusta, anche sui temi della sicurezza e dei migranti. Su questo terreno serve equilibrio e saggezza politica incisiva nella maggioranza e misurarsi significativamente con l’intero Parlamento. Infine con grande rispetto e in autonomia un confronto fruttuoso va sperimentato con l’importante movimento delle sardine, originale espressione di esigenze, di mobilitazione e rinnovata partecipazione alla vita sociale e civile della comunità. Non si tratta di portarle nel proprio campo o, peggio, di strumentalizzarle per battaglie elettorali che sono importantissime, come abbiamo visto ma che spetta ai partiti sapere guidare e condurre con generale processo di continuo rinnovamento, di apertura alla società tutta sconfiggendo corruzione, malaffare e deplorevoli personalismi.

Tutte cose purtroppo mancate in Calabria per responsabilità primaria della sinistra, timida e percepita come scarsamente efficace nell’impegno contro l’’ndrangheta, divisa da personalismi e attraversata da forme di corruzione.

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