Le Sardine, nel loro post su Facebook all’indomani della vittoria in Emilia-Romagna, avevano scritto, riferiti alla Lega: “Ora ci aspettiamo che i media passino al setaccio ogni vostra imprudenza, ogni vostro errore, ogni vostra leggerezza. Un trattamento che tocca a chi perde”.
Quanto ai media, l’analisi della sconfitta sta avvenendo tra il sollievo e lo stupore per un risultato che non era affatto previsto, ma il processo alla Lega è cominciato anche nella casa del centro-destra unito. Perché Salvini, con la sua aura di infallibilità ora infranta, deve confrontarsi con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, i suoi principali alleati, che questa sonora sconfitta in Emilia-Romagna non l’hanno presa bene. Anche perché loro avevano espresso delle perplessità su Lucia Borgonzoni, ma Salvini sembrava così sicuro di vincere che le loro remore erano state messe a tacere. Fino ad oggi.
“Dare l’impressione che ci sia un solo partito in campo non sviluppa al meglio la nostra grande potenzialità” commenta Giorgia Meloni, che ora si aspetta che Salvini dia il via libera senza ulteriori indugi alla candidatutra di Raffaele Fitto in Puglia: “Fratelli d’Italia” dice, “è l’unico vincitore di queste elezioni, sia in Calabria che in Emilia. Siamo l’unico partito che cresce in entrambe le regioni. Abbiamo raddoppiato i voti rispetto alle ultime Europee,addirittura li abbiamo quintuplicati rispetto alle scorse Regionali. Siamo il terzo partito in Italia. E non avevamo un candidato a trainarci”.
Anche in casa Berlusconi ci sono critiche: per Mara Carfagna, sorta di leader dell’area moderata del centro-destra, è assolutamente convinta che la “strategia della spallata” al governo sia stata fallimentare e che urga una riorganizzazione dell’area moderata.
Moderazione è una parola che Salvini pare non conoscere, ma per Forza Italia in l’Emilia Romagna serviva un atteggiamento diverso: la citofonata, la spedizione punitiva, i toni accesi, sono stati troppo e questi estremismi hanno convinto ad andare al voto anche le aree di sinistra più reticenti. Il troppo, alla fine, stroppia.
E poi c’è la scelta della candidata Lucia Borgonzoni: fortemente voluta da Salvini, è stata messa da parte in maniera palese e anche il centro-destra prende atto del fattp che Salvini ha trasformato le regionali in una campagna elettorale nazionale con lui al centro. E quello è stato un errore, visibile numericamente: Borgonzoni ha preso meno voti della coalizione stessa.
Ma Matteo Salvini, da parte sua, rifarebbe tutto: “Fin qui ci sono state 9 elezioni regionali, ne abbiamo vinte 8 su 9, poteva andare peggio. Io sono un perfezionista e avrei preferito fare 9 su 9, ma ce ne sono sei in primavera e siamo già al lavoro per le squadre” dice il leader della Lega. Ben conscio del fatto che è grazie a lui che la Lega è e rimane il primo partito in Italia. Insomma, l’Emilia-Romagna Salvini vuole farla apparire come un incidente di percorso. Ma proprio perché è un perfezionista, immaginiamo che lui stesso sappia che qualcosa non ha funzionato.
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