La ministra Bellanova: “Il reddito di cittadinanza ha fallito. Sì a nuove politiche attive sul lavoro”
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La ministra Bellanova: “Il reddito di cittadinanza ha fallito. Sì a nuove politiche attive sul lavoro”

Lo sottolinea Teresa Bellanova, ministra per le Politiche agricole, in un'intervista a La Stampa

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31 Gennaio 2020 - 13.53


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Cancellare il Reddito di cittadinanza? “Il fallimento è nelle cose. È sotto gli occhi di tutti ed è certificato dai dati: quello strumento non riesce a dare le risposte necessarie e nel frattempo blocca ingenti risorse”. Teresa Bellanova, ministra per le Politiche agricole, non ha dubbi, e in un’intervista a La Stampa di Torino dice anche che il Reddito di cittadinanza “non garantisce l’incrocio domanda-offerta di lavoro.

Non dà risposte alla disoccupazione di lunga durata. Non mette in campo strategie di inclusione sociale né tiene in conto la povertà educativa” e pertanto “vorremmo si discutesse di questo” e anche “soprattutto, di come rilanciare massicciamente le politiche attive” in materia di lavoro.

E a tale proposito la ministra rilancia il Jobs Act, perché “la Corte nei giorni scorsi ha riconosciuto le ragioni dei “rider” affermando che sono lavoratori subordinati a tutti gli effetti, non è poco”. E precisa che quella riforma “ha garantito delle tutele e, stando all’Istat, una base occupazionale”. Quindi “quando parliamo di riformismo è esattamente questo” che si intende, cioè porsi “il problema di come tutelare i nuovi lavori e dare risposte ai lavoratori del futuro”.

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Nel merito invece della riforma del fisco e dell’ipotesi di rimodulazione delle aliquote basse e medio-basse, Bellanova dichiara che l’obiettivo sono “tre aliquote, massimo quattro, per abbattere lo scalone imposto oggi sui redditi medi.

Soprattutto la rivisitazione integrale del sistema attuale, troppo affollato e complicato” in modo da riuscire a “a semplificare, salvaguardare i redditi, redistribuire”. “È necessario un grande patto con il Paese reale e con i cittadini; per questo non sono sufficienti riscritture di quote parti” aggiunge poi.

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