Un mal di pancia o l’inizio di una contestazione interna, visto che dal Papeeta alla Borgonzoni non sono pochi i leghisti che dietro le quindi sostengono che Capitan Nutella stia esagerando? “Al Senato mi hanno chiesto di quale partito ero membro e io gli ho risposto che sono della Lega Nord. Ma la sigla non era prevista, a insistere sarei finito nel gruppo misto. Allora ho aderito al gruppo Lega per Salvini premier, per forza di cose. Ma una tessera nazionalista mica fa per me. Ci sono tanti militanti che non approverebbero. Molti sono già andati via, attirati dal movimento Grande Nord di Roberto Bernardelli. Sbagliano prospettiva. Soffrono perché la Lega ha tolto la parola al Nord. Ma non è finito il mondo. Un recupero è possibile”.
Lo ha detto Umberto Bossi in un’intervista alla “Repubblica”.
Secondo il fondatore della Lega Nord è nella linea nazionalista impressa al movimento da Salvini, che vanno ricercate le cause della sconfitta in Emilia Romagna e il deludente risultato in Calabria. “Con la linea nazionalista neanche in Emilia c’era da pensare di vincere. Bonaccini è stato bravo ad agganciarsi per tempo al treno di Lombardia e Veneto, con il progetto del regionalismo differenziato. Altro che prima gli italiani, per quello basta e avanza la destra nazionalista. Ora spero sia chiaro: se trasferisci la Lega al Sud, poi diventa più difficile chiedere il voto alla Lombardia, al Veneto e all’Emilia”.
Così si apre la strada alla Meloni? “Certo, ci vuole buon senso. La gente si chiede: la Lega fa ancora gli interessi del Nord, sì o no? Basta fare due conti. Più della metà degli elettori italiani vive sopra il Po. Se perdiamo questi, è finita. La priorità è batterci per l’autonomia, e per raggiungerla l’esperienza insegna che serve mantenere anche buoni rapporti con la sinistra, più sensibile della destra a questo tema”.
Bossi non arriva a dire che la Lega dovrebbe cambiare le alleanze. “Non dico questo. Dico solo che per raggiungere l’autonomia bisogna avere rapporti anche con la sinistra. In Europa è la sinistra che ha concesso spazi all’autonomia. Se è avvenuto in Catalogna, perché non in Lombardia? E poi nell’Italia meridionale l’elettorato si divide per clientele, come facciamo a credere che la Lega nazionalista diventi primo partito del Sud? E’ stato un errore provarci. Le ultime elezioni ci dicono che la strategia di andare al Sud è entrata in crisi. Torniamo indietro fin che siamo in tempo. Sono convinto che l’autonomia è una meta che raggiungeremo, per questo tengo duro”.
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