Il Senato ha confermato la fiducia al governo sul decreto legge intercettazioni con 156 voti favorevoli, 118 contrari e nessuna astensione. Dopo l’ok, ora il provvedimento approda alla Camera. Scade il 29 febbraio. Assente Matteo Renzi, perché in congedo, come risulta dai tabulati.
Italia viva aveva confermato che avrebbe votato sì. I renziani, però, tramite Giuseppe Cucca, avevano avvertito gli alleati: “Italia viva dà e pretende rispetto e su questo non transigiamo né oggi né domani”.
Nel suo intervento Cucca non ha risparmiato alcuni passaggi polemici – chiaro il riferimento a Pietro Grasso – sull’andamento dei lavori in commissione, quando non sempre la maggioranza ha viaggiato unita. “Italia Viva voterà a favore di questo provvedimento. Non possiamo dirci pienamente soddisfatti per il contenuto per i motivi già manifestati”, ha concluso.
Dopo che a Porta a Porta Matteo Renzi aveva sostenuto che, senza accordi sulla giustizia, entro Pasqua sarebbe arrivata la sfiducia di Iv a Bonafede, Pietro Grasso afferma: “Il voto di fiducia di oggi è indirettamente anche un voto di fiducia sul ministro della Giustizia Bonafede, che ha dimostrato di saper tornare sui suoi passi, riflettere e” mettere in campo un’azione di “mediazione”, “senza minacce per ottenere un titolo in più sui giornali”. Un “ottimo lavoro: considero questo decreto come il primo compiuto sforzo per riformare il sistema della giustizia penale del nostro paese. Per questo Leu conferma la fiducia posta dal governo”. Arriva dopo poco la replica di Renzi: “Il decreto intercettazioni non è di
fiducia a un singolo ministro. Grasso non è ancora fra le fonti normative. Le sue valutazioni su cosa sia la mozione di sfiducia si trova nel regolamento del Senato e non nella mente ampia di Grasso”.
Contraria al provvedimento Forza Italia: ”È impossibile votare la fiducia perché non ci possiamo riconoscere nel giustizialismo forcaiolo a cui vi ispirate e che avete già imposto in una delle vostre leggi bandiera quale lo spazza-corrotti”, ha detto Franco Dal Mas. E ancora: “Ciò che rimane scolpito con questo provvedimento è l’equiparazione che per esempio fate tra i reati contro la pubblica amministrazione e quelli più gravi. Per voi l’uso improprio di una fotocopiatrice equivale a un reato di terrorismo o mafia. Il vostro manifesto significa pena per tutti e processo senza fine”.
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