Conte mette le mani avanti sul Mes, a quattro giorni del Consiglio europeo decisivo per le sorti dell’economia europea ed italiana. E soprattutto per la sua stessa reputazione, abbarbicato all’idea degli Eurobond, ma che sin qui ha dovuto digerire il Mes con basse condizioni. In Italia il Mes ha una cattiva fama, spiega, dunque, Giuseppe Conte in un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung, anticipata dal sito del giornale tedesco.
“Non abbiamo dimenticato che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili perché ottenessero i crediti”, afferma ancora il presidente del Consiglio a pochi giorni dal Consiglio europeo.
Il premier fa poi riferimento all’Unione europea e al modo in cui dovrebbe affrontare la crisi portata dal Coronavirus: “L’Ue ha bisogno di tutta la sua
potenza di fuoco”, nella risposta alla crisi economica generata dal Covid-19. A sostenerlo, diciamo moralmente e a distanza, anche il professor Romano Prodi, che in un articolo sul Messaggero ha messo le cose in chiaro. L’ex, presidente della Commissione, che peraltro consiglia vivamente l’utilizzo del Mes da parte dell’Italia, però ad un certo punto del suo commento precisa. “I nostri negoziatori dovranno essere rigidi sul fatto che le vecchie condizionalità del Mes non esistano più, che il tasso di interesse sia veramente conveniente e, ancora più importante, che il prestito abbia una sufficiente durata temporale – scrive Prodi- Questa è la strategia negoziale obbligata in vista del Consiglio europeo del prossimo giovedì, ma è ancora più importante spiegare agli italiani se, come e dove gli eventuali risultati positivi di quella riunione verranno impiegati”.
Conte parlando ad un giornale tedesco, e memore dei troppi punti sulle i messi nei decenni dalla finanza tedesca sui conti italiani, cerca le contraddizioni del partner europeo. E attacca la Germania. Molti Paesi europei hanno guardato
finora soltanto ai propri vantaggi, fa capire. Berlino, dice, ha “un bilancio commerciale superiore a quanto prevedano le regole dell’Ue” e con questo surplus non opera da locomotiva bensì da “freno per l’Europa”. Il premier non risparmia nemmeno l’Olanda, alla guida dei falchi d’Europa contro gli Eurobond. La crescente sfiducia degli italiani nell’Ue, spiega, “nasce dal fatto che ci sentiamo abbandonati proprio dai Paesi che traggono vantaggi da questa Unione”. Poi arriva al punto: “Prendiamo l’esempio dell’Olanda, che con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali, che trasferiscono lì la propria sede, ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell’Unione: 9 miliardi di euro ogni anno, come riporta un’analisi di Tax Justice Network”.
Nel pomeriggio il premier ha sentito anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per discutere delle ripercussioni economiche e sociali del Coronavirus.
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