Zaia accelera sulla Fase2: sì a passeggiate e seconde case, ma lo può fare?
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Zaia accelera sulla Fase2: sì a passeggiate e seconde case, ma lo può fare?

Il presidente della Regione ha annunciato oggi una nuova ordinanza con cui permette a tutti i veneti di uscire di casa per passeggiate e attività fisica all'aperto senza limiti.

Luca Zaia
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27 Aprile 2020 - 13.17


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Il governo apre alcune attività e il Veneto accelera. Il presidente della Regione Luca Zaia ha annunciato oggi una nuova ordinanza con cui permette a tutti i veneti di uscire di casa per passeggiate e attività fisica all’aperto senza limiti nel territorio del proprio comune. Inoltre è consentito ai residenti in Regione raggiungere la seconda casa e la propria imbarcazione, anche in un altro comune rispetto alla residenza, per attività di manutenzione. E’ consentita inoltre l’attività di vendita di cibo take away da parte da parte di un esercente con il proprio mezzo su strada.

“Questa mattina – ha detto Zaia – ho firmato un’altra ordinanza in cui si consente lo spostamento individuale per attività motoria e all’aria aperta, anche con bicicletta o altro mezzo, in tutto il territorio di residenza, con divieto di assembramenti. Vuol dire che si esce di casa. Senza limitazioni si può passeggiare e fare jogging, almeno nel territorio comunale. Questa ordinanza è valida dalle 18 di oggi”. Il presidente della Regione ha sottolineato che “tra governatori stiamo lavorando e spero che il governo possa rivedere alcuni step che si è dato, perché oltre che responsabilità ci vuole anche equità”.

“Bisogna aprire. Siamo in un momento storico in cui si parla di test, test rapidi, sierologici, terapie e cure che non avevamo solo due mesi fa. Si poteva e si doveva fare uno sforzo in più. Non ce l’ho con il comitato scientifico, non dico che non abbia ragione. Sappiamo come si fanno le cose alla perfezione, ma poi ci sono esperienze che aiutano a trovare una situazione di equilibrio – ha detto il presidente del Veneto in riferimento al nuovo Dpcm del governo – Non possiamo diventare un laboratorio o delle cavie, dobbiamo anche vivere. Sarebbe come dire chiudiamo le strade perché ci sono gli incidenti. Lo scienziato dirà la sua, che bisogna chiudere tutto, che bisogna andare in giro con gli scafandri, ma alla fine spetta a noi trovare una condizione di equilibrio, non politica ma di sostenibilità”.

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“Noi non cerchiamo le prove muscolari – ha rimarcato ancora – cerchiamo di dare un aiuto ai cittadini. Non stiamo giocando a battaglia navale con il governo. E lo dice uno che ha sempre avuto un atteggiamento rispettoso, ho sempre fatto squadra con chiunque e voglio continuare a farla. Ma che il problema nazionale sia la firma sul cibo d’asporto di Zaia vuol dire che chi ha questo problema non ha niente a cui pensare”. “Penso che i problemi nazionali siano aprire le aziende, aprire le attività, dar modo agli artigiani di lavorare, dare una risposta alle famiglie, non preoccuparsi del cartone di pizza”, ha auspicato. Dunque, “nessuna volontà di contrapposizione, ma se il governo c’è batta un colpo, perché il provvedimento che ha presentato non funziona”, e “l’approccio è sbagliato, dobbiamo rovesciarlo: si deve mettere in sicurezza il cittadino, con i dispositivi di protezione, e poi aprire tutto quello che è possibile”.

“L’appello che faccio io è che si rivedano queste misure. Sono convinto che governo abbia ancora gli spazi per ribaltare l’approccio, perché se i dispositivi funzionano”, allora “usiamo mascherine, guanti o gel igienizzanti e apriamo tutto” è l’auspicio di Zaia. “L’approccio deve essere più razionale, bisogna capire che il sacrificio si può fare, ma non protrarre in questa maniera. Come comunità dobbiamo darci delle regole, regole sul posto di lavoro, ma bisogna comunque aprire. Andiamo a vedere la storia di altre comunità, vediamo Wuhan, l’Hebei, Singapore, la Corea del Sud – ha spiegato – Se poi ci sarà il riesplodere di alcuni focolai dell’epidemia li affronteremo, oggi siamo in grado di farlo”.

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“Il punto però è rovesciare il ragionamento. Perché il governo parte dalla singola bottega e inizia a costruire una rete di norme per arrivare al cittadino. Mentre bisogna partire dal cittadino e pensare cosa gli serve per essere in sicurezza. Così una volta che l’abbiamo ‘scafandrato’ con i dispositivi di protezione può andare dappertutto. Invece gli esperti stanno ragionando impresa per impresa e così è ovvio che si ‘incarta tutto’. Così il sistema non sta in piedi e assistiamo ad una lenta agonia del Paese” ha rimarcato.

Il presidente del Veneto si è detto “molto preoccupato per le tensioni sociali che si potrebbero scatenare e con tutti quelli che mi chiamano faccio il pompiere, nel senso che ho ancora speranza che il governo possa dare un’aggiustata – ha affermato commentando le misure annunciate per il nuovo Dpcm – Si potrebbe fare velocemente se il governo si confrontasse con le Regioni in questi giorni, si potrebbe trovare una soluzione”.

“Penso di ricevere un migliaio di messaggi all’ora, e tutti dicono la stessa cosa. Sono messaggi di gente che dice che vuole lavorare. Magari non è consuetudine dappertutto, ma qui in Veneto nessuno mi chiede di accedere ad un sussidio o al reddito di cittadinanza, mi chiedono di andare a lavorare – ha spiegato – Non è una visione cinica di pensare solo ai soldi, ma noi qui manteniamo le nostre famiglie e tutta l’Italia. La nostra recessione è la recessione dell’Italia”.

“I parrucchieri, i barbieri hanno tutte le ragioni per protestare – ha scandito ancora – ma come si fa a dire loro che potranno aprire il primo giugno perché allora saranno in regola e sicuri e oggi no? Il virus c’è oggi e ci sarà anche domani”. Proprio questa mattina due parrucchieri titolari di un negozio in centro storico a Padova si sono incatenati per protesta al grido: “Noi più sicuri e puliti dei bus: fateci aprire”. E su questo tema è intervenuto lo stesso governatore veneto. “Come può essere meno sicuro un negozio di 40 metri quadri dove entra una sola persona, rispetto a un autobus dove salgono 15 persone?”, ha polemizzato Zaia.

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Quanto ai dati, il governatore ha comunicato che “i casi di positività al coronavirus in Veneto sono ad oggi 17.579, 108 in più rispetto a ieri. I pazienti ricoverati sono 1.222, di questi 123 sono in terapia intensiva in calo rispetto a ieri. I pazienti dimessi, dall’inizio dell’emergenza, sono 2.466, 13 in più rispetto a ieri. I deceduti in ospedale dall’inizio dell’emergenza sono 1.084, 1.344 considerando tutte le altre strutture”.

Zaia ha poi commentato l’approvazione unanime in Consiglio di un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale a individuare specifiche risorse per remunerare le particolari condizioni dei lavoratori impegnati nell’emergenza coronavirus e negli enti e aziende del servizio sanitario regionale. “Come ho più volte detto era doveroso riconoscere a tutti i nostri angeli in camice un lavoro che, in realtà, è impagabile. Questo è solo un piccolo segno di gratitudine in più, che si affianca ai 4.850 euro che non abbiamo tolto dalle tasche dei nostri medici perché da dieci anni siamo l’unica Regione a non applicare l’addizionale regionale Irpef sulla sanità” ha detto il governatore.

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