Il documento approvato dalla Direzione nazionale di Articolo Uno che si è riunita oggi via web.
Sono stati i mesi più difficili. L’emergenza del Covid 19 ha cambiato abitudini e priorità, stravolto l’economia e il lavoro. Una condizione con cui dovremo vivere a lungo, insieme a nuove implicazioni geopolitiche e scenari da “guerra fredda”, che possono portare a una nuova stagione di riarmo e di compressione dei diritti civili.Ne usciranno un paese e un mondo cambiati: avremo vinto la sfida alla pandemia solo se la fine della crisi sanitaria non coinciderà con l’inizio di una stagione di aumento delle diseguaglianze, di impoverimento sociale, di fratture territoriali, di rafforzamento della penetrazione mafiosa nel tessuto economico e produttivo.
Il sostegno di Articolo Uno a questo Governo è convinto e leale, autonomo e costruttivo.
Durante l’emergenza l’esecutivo ha scelto la linea della trasparenza, senza ascoltare le sirene di chi mette le ragioni del mercato davanti alla salute dei cittadini. L’incremento delle risorse sulla sanità, le misure di contrasto alla crisi sociale, la battaglia in Europa per superare i vincoli dell’austerità hanno contraddistinto l’azione del Governo Conte in questi tre mesi.
Sulla sanità – grazie allo straordinario lavoro del ministro Roberto Speranza – per la prima volta si inverte la curva dei tagli, si pianifica un investimento generalizzato sulla medicina del territorio, si assume nuovo personale.
Sull’emergenza sociale si introduce il blocco dei licenziamenti, la cassa integrazione in deroga per tutti, il bonus per gli autonomi, la regolarizzazione dei migranti, il reddito di emergenza.
Sull’Europa – come avevamo scritto nel documento di Articolo Uno del 7 aprile scorso alla vigilia dell’Eurogruppo – è il tempo di una svolta radicale, a partire dal ruolo della Bce e dall’istituzione di un vero Recovery Fund orientato agli investimenti, innanzitutto grazie all’iniziativa congiunta dell’Italia con altri paesi colpiti dal Covid, a partire da Francia e Spagna.
Abbiamo retto, dunque, ma oggi serve di più, serve una fase nuova per la maggioranza e per il Governo.
Bisogna passare dalla resistenza alla destra dei pieni poteri a un progetto di paese, a una coalizione politica e stabile, a un impegno unitario per la ricostruzione socialmente ed ecologicamente sostenibile.
Per questo l’alleanza tra centrosinistra e Movimento Cinque Stelle dovrà essere l’asse di governo dei prossimi anni. Lasciamoci alle spalle la precarietà, i distinguo, l’asimmetria tra centro e territori. Le rendite di posizione non sono più comprensibili per milioni di cittadini che vivono e vivranno nei prossimi mesi gli effetti di una crisi economica fortissima. Più di sempre servono coraggio e visione.
Un cambio di passo nelle politiche economiche, una nuova centralità degli investimenti pubblici, una rinnovata politica industriale, un’idea più ambiziosa di sostenibilità.
È ora di fare scelte coerenti e strategiche contro la precarizzazione del lavoro, a partire da quella delle donne, e di rafforzare il piano per il Sud evitando ulteriori squilibri.
C’è bisogno di ripensare le relazioni sociali e di investire in un nuovo welfare che assuma la centralità del lavoro di cura.
Auspichiamo una “rifondazione” dello Stato, con più beni pubblici sottratti al mercato, che ponga la scuola, l’università e la ricerca ai primi posti nell’agenda di governo.
Chiederemo come Articolo Uno a tutte le forze politiche della coalizione di governo e alle forze sociali, a partire da Cgil Cisl e Uil, un confronto sulle nostre proposte per la ripartenza, contenute nel nostro documento “La forza del lavoro per rendere l’Italia più giusta e più moderna” (che pubblicheremo nelle prossime ore), frutto di un lavoro vasto di condivisione con competenze del mondo del lavoro, dell’accademia, della società civile organizzata.
La premessa della Ricostruzione è il rilancio dell’azione di questo Governo, che per noi resta l’unico possibile orizzonte in questa legislatura.
Siamo nati con l’obiettivo di ricostruire una grande forza della sinistra di ispirazione ecosocialista, democratica e progressista. La nostra missione fondativa non cambia. Dobbiamo rafforzare e qualificare il progetto politico di Articolo Uno, a partire dal tesseramento 2020, dalla campagna per il 2X1000, dalle iniziative politiche, sino alla campagna per le elezioni amministrative e regionali, dove auspichiamo un fronte largo delle forze di governo alternative alla destra.
Il radicamento del nostro partito è una condizione necessaria per riattivare quel processo costituente di una nuova grande formazione della sinistra, del lavoro, dell’ecologia, femminista e dei diritti che serve al paese. Non si vince la sfida della ricostruzione con piccoli cartelli elettorali o con formazioni politiche deboli sul piano culturale e sradicate socialmente, ancora condizionate dalle sirene della stagione della terza via. La sinistra torna ad avere una funzione se ricostruisce un blocco sociale di riferimento in grado di contendere il futuro alla destra dell’egoismo e della paura, se sa chi vuole rappresentare e cosa vuole difendere, se mobilita le giovani generazioni, le forze del lavoro, il movimento delle donne attorno alla sfida del rilancio dei servizi universali e della redistribuzione del potere.
Ci rivolgiamo al Partito Democratico, a tutte le forze che a sinistra e nell’ambientalismo condividono l’ambizione di governare questa straordinaria fase di cambiamento, a larghi strati dell’associazionismo laico e cattolico, del civismo e della cultura che si sono mobilitati in questi anni per la giustizia e per i diritti: è il momento di dare il via a un percorso democratico, ampio e partecipato di riunificazione plurale di questa ricca ed eterogenea area politica e culturale.
Il tempo di un fatto nuovo è ora.