In piazza abbiamo visto una destra estremista, inconcludente e ripetitiva
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In piazza abbiamo visto una destra estremista, inconcludente e ripetitiva

Contava soprattutto attaccare a schiena bassa Conte. Emergeva il tradizionale spirito di rivalsa della destra, che spinge a considerare l’interlocutore sempre come il nemico.

Tajani, Meloni e Salvini
Tajani, Meloni e Salvini
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Nuccio Fava Modifica articolo

5 Luglio 2020 - 08.44


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Non è solo la politica ad essere stucchevole, inconcludente e incapace ad affrontare adeguatamente la terribile tragedia della pandemia tutt’altro che avviata al superamento e che proprio negli Usa e in Brasile vive le situazioni più tragiche. Influiscono pesantemente – su scala globale – anche fenomeni sociali, economici e culturali che sarebbe stato velleitario immaginare venissero anche solo marginalmente affrontati nei comizi di Piazza del Popolo.

Contava soprattutto attaccare a schiena bassa Conte e la sua traballante maggioranza, senza indicare però una qualche concreta e valida proposta. Emergeva il tradizionale spirito di rivalsa della destra, che spinge a considerare l’interlocutore sempre come il nemico.

La leader dei Fratelli d’Italia ha paradossalmente abusato di una famosa formulazione espressa a suo tempo da Pier Paolo Pasolini. La Meloni ha parlato sfrontatamente di “popolo contrapposto al palazzo”, esclusivamente preoccupato solo di posti e prebende. Soprattutto invocando il grande valore della libertà che sarebbe negato con l’ostinato rifiuto di andare alle elezioni anticipate.

Anche gli altri esponenti del centro destra hanno in sostanza ribadito, in perfetto stile populista, lo stesso slogan chiedendo a Conte e ai partiti della sua maggioranza di lasciare libero il campo e di accumunare alle elezioni amministrative e al referendum anche il rinnovo del parlamento.

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Si noterà facilmente che nulla di nuovo emerge se non l’annuncio di un nuovo raduno nazionale dopo l’estate. Stranamente, ma forse non troppo, è stato assente del tutto il tema dell’Europa anche per non far emergere la posizione berlusconiana favorevole al Mes, in netto contrasto con Salvini e Meloni.  Si tratta quindi del trionfo della piazza e della protesta in contrapposizione al governo Conte e alle istituzioni.

Con questa opposizione capace solo di urlare e strepitare, il governo potrebbe dormire sonni tranquilli ma sono i problemi veri che vanno affrontati presto nella loro gravità mentre invece prevale la tattica del rinvio e delle promesse non realizzate.

Conte rivendica il suo ruolo e arriva a sostenere che mai un governo della storia repubblicana ha lavorato e realizzato tanto quanto il suo.

Appare eccessiva questa solitaria autoproclamazione da parte dell’inquilino di palazzo Ghigi anche perché le ininterrotte presenze di Conte in televisione e le sue dichiarazioni continue per giustificare vertici e rinvii, confermano difficoltà e problemi enormi.

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Anche all’appuntamento dei prossimi giorni in Europa non possiamo giungere con l’ambiguità e le timidezze tattiche del “sì ma”. Pesa ovviamente la posizione dei 5 Stelle, titubante e inquieta proprio sul fondamentale terreno del Mes.

Sarebbe imperdonabile se l’appuntamento con la cancelliera tedesca e la presidente della Commissione Europea venisse sprecato. Ci sono in gioco risposte impegnative e indispensabili per affrontare le grandi questioni del post virus e lo stesso ruolo dell’Italia nel processo di rinnovamento delle istituzioni europee.

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