Il MoVimento 5 Stelle e la Lega hanno perso tre milioni di voti in queste elezioni regionali e i partiti populisti arretrano rispetto alle europee e da quando è cominciata l’emergenza coronavirus. La Repubblica spiega oggi che le elezioni regionali consegnano al paese il ridimensionamento del Carroccio e la picchiata senza sosta dei 5Stelle.
Negli ultimi 15 mesi, nei territori in cui si è votato domenica e lunedì scorsi, i due partiti hanno perso 3,2 milioni di voti. È un calo dalle dimensioni e dall’andamento diverso: i grillini, dopo il boom alle Politiche che li ha fatti diventare prima forza in Parlamento, hanno iniziato una interminabile discesa.
Il Carroccio invece aveva accelerato a scapito proprio dei 5S, fino al picco delle Europee 2019 e ai sondaggi del luglio successivo che l’avevano portato a sfiorare il 40 per cento. Poi il Papeete, la fuoriuscita dall’esecutivo e una veloce marcia indietro nelle stime degli analisti che adesso per la prima volta pone interrogativi anche sulla leadership di Salvini, l’uomo del trattore che aveva fatto resuscitare l’anemica creatura bossiana.
In Campania, Puglia, Veneto, Liguria, Toscana e Marche, regioni che rappresentano più di un terzo della popolazione italiana, la sola Lega, nel confronto con le Europee perde quasi un milione di voti, i 5 Stelle vengono abbandonati da due terzi dell’elettorato (da 1,9 milioni circa a 658 mila). E in questo caso Di Maio e compagni non possono neanche ripararsi dietro il paravento della debolezza strutturale del movimento nelle elezioni locali: alle Regionali 2015, negli stessi teatri, M5S prese il doppio dei consensi.
Va peggio alla Lega, che in Campania prende il 5,6 per cento (132 mila voti) contro il 19,2 per cento delle Europee (419 mila consensi), in Puglia arriva al 9,57 per cento (160 mila voti) ma è sotto di quindici punti (25,3) rispetto a 15 mesi fa quando accumulò oltre 400 mila consensi.
La sondaggista Alessandra Ghisleri sulla Stampa fa notare che il M5s rispetto alle elezioni europee ha lasciato sul campo circa 1.200.000 preferenze, mentre rispetto alle politiche di soli due anni fa nelle stesse regioni ha perso ben 3.600.000 voti.
Nelle intenzioni di voto, dopo un periodo di crisi importante, continua a mantenere un dato che lo pone come terza forza nel Paese: una incredibile contraddizione con quanto avvenuto a livello locale dove invece Fratelli d’Italia si impone– con circa 950.000 voti- come terza formazione nel ranking. Italia viva di Matteo Renzi, proiettando i suoi voti solo sulle sei regioni –senza la Valle d’Aosta- raggiungerebbe una percentuale intorno al 3.5%, mentre a livello nazionale, affrontando una realtà di partecipazione molto connessa all’ideologia e alle dinamiche politiche del leader di riferimento, rimane stabile intorno al 3.1%.
Invece Giorgia Meloni nelle intenzioni di voto nazionali conferma la propria crescita dimostrando di essere ancora una volta l’unico partito in evoluzione nelle urne e sul territorio, malgrado il tentativo fallito in Puglia con Raffaele Fitto.
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