Da Scillieri ‘bomba’ sulla Lega: “Sapevo che i soldi andavano al partito”
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Da Scillieri ‘bomba’ sulla Lega: “Sapevo che i soldi andavano al partito”

Il commercialista coinvolto nell'inchiesta sui fondi illegali al partito di Salvini lo avrebbe ammesso negli interrogatori

Michele Scillieri
Michele Scillieri
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4 Dicembre 2020 - 11.10


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Durante l’interrogatorio di sabato scorso davanti ai pm Stefano Civardi ed Eugenio Fusco, , il commercialista coinvolto nell’inchiesta milanese sui presunti fondi illegali alla Lega, Michele Scillieri, avrebbe ammesso che uno degli altri due principali indagati nella vicenda, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni (contabili del Carroccio in Parlamento), gli avrebbe riferito che ‘parte’ dei compensi da loro fatturati come ‘consulenze’ “andavano al partito”.

La vicenda è quella relativa al caso ‘Film Commission’, la inhouse della Regione Lombardia che si occupa di promozione cinematografica, di cui Di Rubba era presidente e Scillieri il commercialista. Per questa prestazione Scillieri riceveva un compenso annuale di circa 25 mila euro.

Una parte, circa la metà, veniva ‘girata’ ai due contabili, Di Rubba e Manzoni, che fatturavano al suo studio prestazioni sotto forma di non meglio precisate di consulenze. Scillieri, a quanto si è appreso, avrebbe detto di essere consapevole che una porzione di quelle fatture finivano nelle casse del Carroccio, pur non avendone contezza diretta.

Almeno quattro le ‘fatture’ incriminate che gli inquirenti hanno mostrato al commercialista nel corso dell’interrogatorio. Uno schema che – secondo gli inquirenti – era abbastanza ‘abituale’ nel mondo Lega

La ‘confidenza’ raccontata da Scillieri tocca un punto centrale della vicenda Film Commission, e apre la strada ad una delle ipotesi investigative che potrebbe collegare l’inchiesta milanese con quella genovese sui ’49 milioni’, ovvero la modalità sospetta in cui le casse della Lega venivano finanziate.

Quel ‘link’ tra l’apparentemente ‘minore’ vicenda del capannone di Cormano, del valore complessivo di 800mila euro, e i presunti fondi neri.

Il capannone alla periferia di Milano, che doveva essere la sede di Lfc, è stato acquistato a fine 2017 dalla inhouse regionale che si occupa di promozione cinematografica, quando Alberto Di Rubba (amministratore del Carroccio al Senato) ne era il presidente, e Michele Scillieri il commercialista esterno.

Per quell’investimento la Regione aveva stanziato un milione.

A venderla a Palazzo Lombardia fu l’Immobiliare Andromeda, gestita dal cognato di Scillieri, Fabio Barbarossa (anche lui, come gli altri, compreso, Andrea Manzoni ai domiciliari), che a sua volta l’aveva acquistata dalla Paloschi, liquidata dal primo arrestato nella vicenda, Sostegni. Quest’ultima società però non avrebbe mai incassato i 4 assegni, a dimostrazione – per quello che reputano gli inquirenti – che l’operazione fosse ‘cartolare’.

Se da un lato Barbarossa e Sostegni sarebbero ‘prestanome’ di Scillieri, dall’altro, il commercialista nel cui studio, nel 2017, è stata registrata la sede della Lega per Salvini Premier, riceveva per la sua consulenza a Lfc un compenso di 24mila euro l’anno, versati in rate trimestrali. La novità che emerge è dunque che parte di questo compenso veniva ‘girato’ a Di Rubba e Manzoni (revisore contabile del Carroccio alla Camera), i quali ne avrebbero versata un porzione alle casse del partito. Peraltro il contratto di Scillieri con Lfc fu ‘blindato’, in maniera singolare, per un triennio, con scadenza al 31/12/2020, ed è dunque ancora in atto.

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