Conte e Di Maio danno la buona notizia dalla Libia: liberati i 18 pescatori di Mazara del Vallo
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Conte e Di Maio danno la buona notizia dalla Libia: liberati i 18 pescatori di Mazara del Vallo

Finisce dopo oltre 100 giorni di sequestro, l'incubo dei pescatori di Mazara del Vallo. Conte e Di Maio verso Bengasi per riportarli in patria

Pescatori sequestrati in Libia
Pescatori sequestrati in Libia
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17 Dicembre 2020 - 10.34


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Sequestrati da oltre cento giorni, ma adesso la loro liberazione è cosa fatta.

Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio sono in volo verso Bengasi per la liberazione dei 18 pescatori di Mazara del Vallo sequestrati, con i loro due pescherecci, per riportarli in patria.

L’imminente liberazione dei 18 – 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi – è stata confermata. “Ho appena ricevuto un messaggio vocale di mio padre che mi dice ‘Siamo Liberi'”, ha riferito una ragazza tunisina, figlia di uno pescatori trattenuti in Libia. C’è molta gioia tra i familiari radunatisi davanti al municipio mazarese con il sindaco Salvatore Quinci. 

 “Finalmente, aspettavamo questo regalo di Natale”, hanno alcuni di loro. “E’ un grande giorno per noi tutti”, ha aggiunto il sindaco.

il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato ironicamente, lasciando trasparire per l’ennesima volta la sua immaturità: “Oggi sono 108 giorni dal sequestro, con comodo…”: l’iniziativa del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

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Era il primo settembre, oltre cento giorni fa. Per 108 lunghi giorni diciotto pescatori – otto tunisini, sei italiani, due indonesiani e due senegalesi – sono stati trattenuti in Libia. Erano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo, “Antartide” e “Medinea”, sequestrati dalle motovedette libiche. L’accusa avanzata dalle autorità di quel Paese, è di avere violato le acque territoriali, pescando all’interno di quella che ritengono essere un’area di loro pertinenza, in base a una convenzione che prevede l’estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia.

Nei giorni seguenti al sequestro le milizie di Haftar hanno contestato, in modo infondato, anche il traffico di droga.

Inoltre nel corso delle trattative sarebbe stata avanzata la richiesta di uno ‘scambio di prigionieri’, chiedendo l’estradizione di quattro calciatori libici condannati in Italia come scafisti di una traversata in cui morirono 49 migranti.  

Uno strano caso questo dei calciatori-scafisti.

Condannati a 30 anni di carcere dalla giustizia italiana, ma conosciuti in Libia come giovani promesse del calcio. Sono stati condannati dalla corte d’assise di Catania e poi dalla corte d’appello etnea, con l’accusa di aver fatto parte del gruppo di scafisti responsabili della cosiddetta ‘Strage di Ferragosto’ del 2015 in cui morirono 49 migranti.

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La notte della ‘Strage’ avrebbero contribuito con “calci, bastonate e cinghiate” per bloccare i migranti nella stiva dell’imbarcazione. Nel corso del processo, la loro vicenda era stata monitorata dall’ambasciata libica in Italia, partecipando anche ad alcune udienze al Tribunale di Catania.

I quattro raccontarono ai giudici di aver pagato per quel viaggio, ricostruendo la loro versione, come Al Monsiff che disse di “giocare a calcio nella serie A” e “aveva deciso di andare in Germania per avere un futuro, impossibile in Libia a causa della guerra”.

Durante il dibattimento i legali dei quattro imputati sollevarono anche alcune anomalie nel loro riconoscimento, avvenuto attraverso delle interviste ai 313 sopravvissuti di quel viaggio, giunti a Catania a bordo della Siem Pilot il 17 agosto 2015.

I familiari hanno protestato più volte a Mazara, in piazza, davanti alla casa del ministro alla Giustizia, a Montecitorio, incatenandosi, chiedendo anche l’intervento dei corpi speciali, e si riteneva possibile una soluzione proprio a ridosso del Natale. 

Fino alla svolta di oggi: un volo ‘liberatorio’ con destinazione Bengasi.

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