Carlo Calenda fa il primo della classe: "Il Governo non ha autorità, io avrei chiuso tutto molto prima"
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Carlo Calenda fa il primo della classe: "Il Governo non ha autorità, io avrei chiuso tutto molto prima"

Il leader di Azione: "C’è indubbiamente un’incertezza della politica, un modo di procedere molto tentennante. Sulla decisione di adottare misure più strette penso abbiano pesato le decisioni della Merkel"

Carlo Calenda
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18 Dicembre 2020 - 15.58


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Che a Carlo Calenda piaccia fare la parte dell’uomo forte è cosa nota. E non si smentisce nemmeno in questa occasione, con una nuova strigliata al Governo: “C’è indubbiamente un’incertezza della politica, un modo di procedere molto tentennante. Sulla decisione di adottare misure più strette penso abbiano pesato le decisioni della Merkel, è come se il governo non avesse la forza e l’autorevolezza per esprimere una linea e tenerla con fermezza e chiarezza. È una delle ragioni insieme all’impreparazione per cui oggi l’Italia è il paese più colpito a livello di morti rispetto ai malati, 3,5% contro una media europea del 2,2% dell′1,5% in Germania, peggio di noi ci sono solo Perù e Belgio.
Anche a livello economico siamo tra i paesi che hanno perso di più in assoluto: insomma, siamo tra i paesi che hanno fatto peggio in generale, a causa dello stato che non funziona: e non funziona non per colpa di questo governo, che comunque non ha saputo affrontare con capacità amministrativa questa pandemia”.
“Io avrei chiuso molto prima” continua Calenda, “ovvero quando i focolai avevano colpito le grandi città. A quel punto andava fatto un lockdown sulle grandi città, io non ho mai commentato i dpcm perché li reputo istruzioni in tempo di guerra che vanno semplicemente osservate, quello che avrei fatto da maggio in poi però, come avevamo detto a Speranza, è dire regione per regione cosa bisognava fare, chiamando ogni settimana le regioni al tavolo per analizzare le mancanze su terapie intensive, tracciamento e tamponi”.

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Invece, ha proseguito il leader di Azione, “in quel periodo è come se fossimo andati tutti in vacanza, che ci sta per gli italiani ma non ci può stare per il governo e per il ministro della sanità. Se quel lavoro fosse stato fatto nel periodo in cui il virus si era ‘addormentato’ avremmo avuto la possibilità di mettergli grande pressione, ma non ricordo conferenze stampa di speranza numeri alla mano dicendo chiaramente alle regioni cosa stavano facendo e cosa no: sono state fatte solo con la seconda ondata, assumendo però a quel punto la forma di scaricabarile”.

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