“Italia Viva è pronta a ritirare il suo appoggio al Governo. Fra stabilità e democrazia, la scelta è obbligata"
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“Italia Viva è pronta a ritirare il suo appoggio al Governo. Fra stabilità e democrazia, la scelta è obbligata"

Intervista all'onorevole Librandi, imprenditore e deputato di Italia Viva.

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22 Dicembre 2020 - 13.49


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di Antonello Sette 

Onorevole Librandi, come si definirebbe? Un imprenditore con la passione della politica?

Un imprenditore prestato alla politica. Tutti abbiamo, dice il deputato di Italia Viva rispondendo all’Agenzia SprayNews, degli hobby e delle passioni. Io ho la passione della politica. Invece di andare a giocare a golf o per mare su una barca, io adoravo andare al consiglio comunale, adoro andare in Parlamento, lavorare nelle commissioni, cercando di mettercela tutta per contribuire a migliorare il mio Paese.

Si è fatto da solo?

A un certo punto mi sono reso conto che o mi tiravo su le maniche e mi inventavo un percorso solo mio, oppure avrei dovuto continuare a subire idee e strategie, che non erano le mie, a dipendere per tutta la vita dagli altri. Ho cercato la mia strada imprenditoriale, l’ho trovata, ho avuto fortuna e, lavorando, senza esagerare, venti ore al giorno su ventiquattro, ce l’ho fatta. L’dea è rimasta sempre la stessa, si è solo evoluta nel tempo: illuminare le nostre città, con minor costi e meno inquinamento. Apparecchiature elettroniche di dimensioni sempre più ridotte e più performanti tecnologicamente. Ogni anno c’è stata un’innovazione. Ora possiamo fare tutto, senza utilizzare cavi. Le soddisfazioni sono state sempre più grandi. Pensi che sono nostre le luci del ponte, di cui tutti hanno parlato, nell’anno, che sta per finire.

Lei è una persona che dice sempre quello che pensa. L’autonomia di giudizio le viene riconosciuta anche dai suoi nemici. Come la mettiamo con l’attuale teatrino della politica? 

Un partito fuori dal teatrino c’è e si chiama Italia Viva. Il partito degli italiani vivi e pensanti, mentre gli altri sono, politicamente parlando, senza idee. Un partito di gente pura, che in questo momento sta dicendo agli italiani che il nostro Presidente del Consiglio fa delle cose, che non sono democratiche. È dura, sa, dire queste cose ma, come abbiamo fermato quello che voleva per sé i poteri assoluti, quello del Papeete, per intenderci, nello stesso modo vogliamo fermare questo signore, che vuole controllare i sevizi segreti e appesantire i costi dello Stato. Il partito che si batte per i cittadini esiste, poi, lei lo sa meglio di me, anche Giordano Bruno e Galileo Galilei non sono stati capiti nell’immediato. Non vogliamo fare la fine di Giordano Bruno, ma nella nostra purezza non ci autocensuriamo e rendiamo pubblico tutto quello che ci sembra sbagliato. Chiunque ne sia il responsabile. Non ci sembra accettabile, e lo diciamo forte e chiaro, che il Presidente Conte avochi a sé il controllo dell’intelligence, e ci sembra quantomeno stravagante che lo stesso Presidente del Consiglio voglia far gestire i duecentonove miliardi, in arrivo dall’Unione europea, da trecento illustri sconosciuti. Evidentemente siamo tutti cretini. Lo sa lei quanto costerebbe la task force dei manager “distributori”, trecento scrivanie, trecento stipendi, trecento biglietti aerei, trecento automobili, trecento ristoranti… abbiamo fatto il conto, in pochi mesi si spenderebbe più di un miliardo di euro. Il Presidente del Consiglio ha già fatto gli stati generali, ha già costituito il gruppo collaudi. Conte ha detto che la task force ce l’ha chiesta l’Europa. Ci faccia vedere la richiesta scritta. A me non risulta.  Nessuna altra nazione sta organizzando una task force di 300 persone. Al massimo, hanno individuato un responsabile, con a fianco una decina di collaboratori. Noi non capiamo, anzi forse capiamo benissimo. Il Parlamento dovrebbe servire anche a gestire tutte le emergenze. Non servono trecento manager, sarebbero solo un gigantesco supplemento di inutile burocrazia.

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A proposito di intelligence, che idea si è fatto sulla vicenda delle liberazione dei pescatori italiani sequestrati in Libia?

Intanto, le ricordo che un precedente Governo aveva impiegato per liberare i pescatori italiani un decimo del tempo, giorni, non mesi. Una liberazione tardiva e goffa, perché ci siamo non poco diplomaticamente compromessi, facendo il filo a entrambe le forze che, più o meno legittimamente, si disputano il controllo militare di un Paese dilaniato dalla guerra civile.

Italia Viva ha posto al Governo una sorta di ultimatum. Se entro la Befana non viene fornita alcuna risposta alle sue richieste sul metodo e sui contenuti, uscirà senza altri indugi dalla maggioranza…

 Non siamo noi che usciamo, magari esce lui e arriva qualcun altro. Maggioranza e opposizione hanno, più o meno, lo stesso peso parlamentare. Sono sostituibili. Può arrivargli il sostegno di Silvio Berlusconi o di chicchessia, ma, per quanto ci riguarda, l’avvocato Giuseppe Conte, se vuole rimanere al suo posto, non può continuare a ignorare tutte le cose che gli abbiano segnalato, dal Mes alla programmazione dei miliardi del Recovery Fund, oltre naturalmente alla questione pregiudiziale del metodo. Altrimenti, non potrà più contare sul nostro voto. Non vorremmo far cadere il governo in un momento così delicato, con tutti gli italiani minacciati da un virus maledetto, ma, se la scelta è fra la stabilità e la democrazia, noi abbiamo ben chiaro quello che dobbiamo fare. Alla democrazia qualcuno ci dovrà pur pensare. È una scelta di testa e di cuore. 

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Voi potreste entrare in una nuova maggioranza?

Preferiremmo restare in questa, ma con alla testa una persona più ragionevole. Personalmente, mi piacerebbe vincesse l’idea di un governo straordinario, con tutte le forze politiche che ci volessero stare.

Che cosa l’ha più fatta arrabbiare in questi mesi?

Mi manda fuori dai gangheri chi rifiuta e contrasta il Mes. Mi domando che cosa passi a costoro per il cervello. Gli ospedali scoppiano, hanno maledettamente bisogno di attrezzature, medici e infermieri. Tant’è che nella legge di bilancio abbiamo previsto l’assunzione di altri dodicimila infermieri e tremila medici. E lor signor che cosa propongono? Di rinunciare, per una sciagurata ideologia, ai trentasei miliardi del Mes, che oltretutto, costano, a livello di interessi, meno di quelli del Recovery Fund.

Che cosa sogna l’imprenditore e il politico Librandi?

Sogno un’Italia che non arrivi sempre per ultima. Ma per prima. La prima ad avere a disposizione le mascherine, la prima a vaccinare i cittadini, la prima in tutto. E sogno un’Italia che non perda il trenta per cento di produttività. Sogno un’Italia che non abbia più ministri che regalino soldi, senza un criterio. Ben vengano i ristori, per chi ha smesso di produrre, ma non i soldi e i benefit distribuiti a pioggia. Lo sa che, sulla sola base di un’attestazione Isee di un reddito inferiore a ventimila euro, regalano i telefonini. Piccoli redditi di cittadinanza crescono, più o meno mascherati. I soldi bisogna guadagnarseli e tutti insieme dobbiamo tornare a produrre. Senza aspettarci regali, ma lavorando.  

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