GENNAIO. Parte male la campagna vaccinale. L’esercito, incaricato della logistica, non riesce a trovare le destinazioni su Google Maps. Il commissario Arcuri affida quindi il servizio a Poste Italiane, ma i pacchi con i vaccini tornano regolarmente indietro. Conte vara un nuovo Dpcm e appalta la distribuzione ad Amazon.
FEBBRAIO. Italia Viva stacca la spina al governo. Renzi motiva al Senato, con un appassionato discorso, la sua uscita dalla coalizione: “Non mi interessano le poltrone, non faccio politica per il mio ego. Conte non ha risposto alla 61esima domanda di Ciao sul futuro del Paese. Il futuro non è uno spazio da aspettare, il futuro è un luogo da conquistare. Io faccio politica per portare l’Italia nel futuro”.
MARZO. Mattarella va da Biden, Conte dalla Von der Leyen. Una settimana dopo, a sorpresa, Renzi viene nominato segretario generale della Nato. In un messaggio alla Nazione il Capo dello Stato esprime “grande soddisfazione per un incarico che dà prestigio all’Italia e terrà Renzi tra Bruxelles e Washington nei prossimi quattro anni”. I ministri e sottosegretari di Italia Viva ritirano le dimissioni, il governo è salvo.
APRILE. In vista delle amministrative di giugno i Cinquestelle introducono il mandato doppio zero. Tocca al reggente Crimi chiarisce la portata innovativa della modifica statutaria: “Il mandato zero è il primo, che non si conta nella regola dei due mandati. Il mandato doppio zero è l’ultimo, che arriva fuori tempo massimo e quindi non vale”. Intanto Di Maio apre all’alleanza col Pd con una clamorosa autocritica: “L’elettroshock con cui il partito di Bibbiano toglieva i bambini alle famiglie, oggi si fa solo agli schizofrenici e Renzi non è più del Pd”.
MAGGIO. Salvini assolto nei processi per sequestro di persona per i casi Gregoretti e Open Arms. Decisiva la sua dichiarazione giurata “migrante è un gerundio”. L’avvocato Bongiorno, nella sua dotta arringa, chiarisce che il gerundio “non ammette nessuna declinazione e non può essere perciò attribuito al fermo delle navi”. Il leader leghista festeggia l’assoluzione al Papeete rilanciando la battaglia per i pieni poteri: “Quando saremo al governo, polizia e carabinieri avranno mano libera per la pulizia etnica dei gerundi. Troveremo per loro un porto sicuro, a Madrid”. Poi candida la Borgonzoni a sindaco di Milano, “che lei non avendo letto un libro negli ultimi quattro anni sa cos’è un gerundio”.
GIUGNO. Alle elezioni comunali di Milano rivince Sala. La Borgonzoni prende la stessa percentuale del suo gerundio. Nella Capitale sconfitta la Raggi, i romani non hanno creduto alle sue innovative proposte sulla mobilità: costruzione di autobus ignifughi, buche auto-chiudenti, emersione delle metropolitane per risolvere il problema del blocco delle scale mobili. A Napoli De Magistris perde per una manciata di voti: quelli dei masanielli andati al seggio senza mascherina e inceneriti col lanciafiamme dal viceré De Luca.
LUGLIO. A Bologna si vota un mese dopo gli altri perché la discussione nel Pd se fare o no le primarie è andata per le lunghe. Alla fine si è deciso di scegliere il candidato sindaco con un tombolone al circolo Benassi. Il fortunato vincitore è Lepore. Il suo numero viene estratto dall’inventore delle Cucine Popolari. Le cartelle sono a forma di sardina. Gli abbinamenti numeri-candidati li ha preparati la Coop. Al principale antagonista, De Maria, sono stati assegnati i seguenti numeri: 17 (disgrazia), 48 (morto che parla), 68 (zuppa cotta) e 90 (la paura canta).
AGOSTO. Rinfrancato dal forte rallentamento della pandemia e dal successo elettorale dell’alleanza M5S-Pd alle amministrative, Conte annuncia: “Avremo un futuro bellissimo”. Poi illustra il nuovo Dpcm che risolve una volta per tutte la disputa sui congiunti: “Si farà l’amore ognuno come gli va, anche i preti potranno copulare, ma solo a una certa età”. Di Maio, tornato capo politico dei Cinquestelle, annuncia: “Dopo aver abolito la povertà, l’Italia è ora lanciata verso un nuovo boom economico, come negli anni Sessanta. Il Movimento pronto per nuove battaglie, a cominciare dal ritorno all’acqua pubblica, che è un tema vitale per la nostra esistenza essendo noi costituiti per oltre il 90% di acqua”.
SETTEMBRE. Alcuni scivoloni frenano l’irresistibile ascesa della Meloni. Dopo aver proposto agli italiani di non scaricare Immuni, lancia ai sovranisti l’hastag #padroniacasanostra invitandoli a ordinare direttamente su Amazon il vaccino, a conservarlo nel frigorifero di casa e a iniettarselo da soli. Le conseguenze però sono sconcertanti: lo scongelamento rianima il virus costruito nei laboratori cinesi, genera mutazioni genetiche e trasforma gli elettori fascisti in ferventi comunisti. Per recuperare, Meloni va a Porta a Porta, attacca Macron (“Difenderemo il Monte Bianco con la nostra Marina”) e la Merkel (“Il diametro delle zucchine che si pescano nei mari italiani non lo decide lei”). Ma quando Vespa le chiede se è vero che è andata in Inghilterra per firmare un patto d’acciaio con Johnson, scivola di nuovo: “Sì, sono stata a Dublino, in Scozia”. Per fermare l’ondata di ilarità che il giorno dopo si propaga al Senato deve intervenire la stessa presidente Casellati: “Se Ruby era la nipote di Mubarak, Dublino può stare benissimo in Scozia, e anche in Inghilterra”.
OTTOBRE. Toninelli, caduto in disgrazia nel M5S, fonda assieme ad altri illustri gaffeur e trombati un nuovo movimento. Ne fanno parte la Raggi, la Gelmini, l’ex governatore leghista del Piemonte Cota, il dissidente grillino Tripiedi e l’ex pm di Mani Pulite, Di Pietro. Il programma è presentato da Tripiedi, che esordisce così: “Sarò breve e circonciso”. Tra le idee forza del nuovo partito, la costruzione di una galleria tra il Cern di Ginevra e il Gran Sasso per poter finalmente liberare la circolazione dei neutrini e lo spostamento del traffico merci su gomma dal tunnel del Brennero alle ferrovie. Cota incarna l’anima garantista del nuovo movimento: “Non si può massacrare un politico perché mette le mutande in nota spese”. Di Pietro quella giustizialista:”Non c’è niente di peggio di un cieco che non vuole vedere la corruzione”.
NOVEMBRE. Anche Renzi, stanco di giocare a War World 3 e con la sindrome del premier che non accenna a guarire, dopo aver fatto visita a Verdini nel carcere di Rebibbia fonda un nuovo partito: si chiama Forza Italia Viva. Berlusconi ha il sospetto che il suo pupillo voglia sfilargli la creatura, ma l’erede lo rassicura lanciando l’hastag #Silviostaisereno. Poi aggiunge: “Non si fida di me ma fa male, io sono leale. Quando sarà il momento di decidere chi fa il premier, ce la giocheremo a chi corre più veloce. Forza Italia Viva sarà un partito che non guarda alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni. Io non chiederò i pieni poteri come Salvini e non sarò un uomo solo al comando come Conte: al mio fianco ci sarà una donna, la Boschi. Se perdo questa sfida lascio la politica”.
DICEMBRE. Zingaretti, accusato di essere sempre troppo morbido con Renzi, contrasta il nuovo assalto al governo giallorosso con una tattica che il suo Pd ha molto affinato negli ultimi anni: fa il morto. Molto dura, invece, la reazione del ministro degli Esteri, Di Maio: “Renzi si comporta come un dittatore, ma l’Italia non è come il Venezuela di Pinochet. E’ un Paese che ha una tradizione democratica millenaria, come la Francia. Alleato degli Stati Uniti ma interlocutore dei Paesi del Mediterraneo come la Russia e amico del presidente cinese Ping”. Decisivo per salvare il governo Conte è però l’intervento di Bersani a Ottoemezzo: “Il maiale non è tutto di prosciutto e se vuol diventare porchetta non va dalla parrucchiera. Il premier non è Churchill ma c’ha Padre Pio nel taschino che lo aiuta a rimettere il dentifricio nel tubetto”. Conte non cade. Renzi, costretto a tornarsene a Bruxelles con la coda tra le gambe, ordina alla Nato di bombardare Palazzo Chigi.
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