Il centro-destra diviso tra 'elezioni subito' e unità nazionale
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Il centro-destra diviso tra 'elezioni subito' e unità nazionale

Solo Giovanni Toti sembra poco persuaso dalle 'elezioni subito', per le quali spinge Giorgia Meloni. Salvini sta nel mezzo, poco convinto ma ben deciso a non lasciare FdI da solo

Toti, Salvini, Meloni
Toti, Salvini, Meloni
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21 Gennaio 2021 - 18.32


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Il centro destra è spaccato sul voto: da un lato, Salvini e Meloni sperano ancora di poter dare la spallata a Conte, nonostante il governo abbia ottenuto una – risicata – fiducia, dall’altro Giovanni Toti sembra poco persuaso dalle elezioni subito. E non solo perché imbarcarsi in una chiamata alle urne nel pieno della più grave emergenza sanitaria mai affrontata da questo paese è oggettivamente una follia, ma soprattutto per calcoli politici. In fondo, Toti è consapevole che la destra non ha quella valanga di voti che Salvini e Meloni continuano a paventare. 
Toti avrebbe fatto presente a Salvini le sue perplessità al vertice del centrodestra che si è tenuto in queste ore. Giusto dire no a un Conte bis riveduto e corretto e a un Conte ter, ma, sarebbe stato il ragionamento del governatore ligure, escludere del tutto l’ipotesi di un governo istituzionale, che magari traghetti il Paese al voto a giugno, è un errore politico. “Se Conte non riuscirà a trovare i numeri necessari, dovremo pensare ad altri tipi di governo e sono convinto che il centrodestra non possa sottrarsi a dare il proprio contributo”.
“Perchè il centrodestra non dovrebbe almeno provare a discutere l’opzione di un governo di salute pubblica prima di andare al voto?”, si chiede un big di ‘Cambiamo’. I dubbi di Toti, di fatto, aprono una crepa nel centrodestra che fino ad ora ha fatto di tutto per dare l’immagine di compattezza sulla linea da tenere di fronte alla crisi di governo.
Alla fine, al Colle salgono solo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, mentre restano a casa i ‘piccoli’, non solo ‘Cambiamo, ma anche ‘Noi per l’Italia’ di Maurizio Lupi e l’Udc di Lorenzo Cesa. Prima di andare dal capo dello Stato, Lega Fdi e Fi si sono ritrovati senza ‘totiani’ e centristi negli uffici alla Camera del Carroccio per fare il punto della situazione. Bocche cucite al termine da parte del numero uno di via Bellerio e dalla presidente di Fdi. E forse, niente dichiarazioni alla stampa anche dopo l’incontro con Sergio Mattarella. 
Raccontano che a spingere sull’acceleratore delle elezioni sia soprattutto Meloni. Tant’è che un ‘totiano’ dice a mezza bocca: “Nemmeno Salvini è molto convinto di andare ora al voto ma lo chiede per non lasciarlo dire solo a Fratelli d’Italia…”. Per Silvio Berlusconi la strada del voto resta un’opzione, ma non necessariamente una priorità adesso. E comunque avrebbe dato mandato a Tajani di concordare una linea comune sul punto con Lega e Fdi per spirito unitario di coalizione.
Del resto, raccontano fonti azzurre, al Cav vanno bene più opzioni: sia quella di un governo con dentro tutti, sia quella delle urne, perchè in ogni caso Forza Italia ne trarrebbe vantaggi politici e tornerebbe centrale. Da qui la scelta dell’ex premier, come sempre, di giocare su più tavoli, fino a quando è possibile, smarcandosi dagli alleati quando serve (vedi il Mes) senza mai rompere l’unità del centrodestra.

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