Conte si è dimesso, da domani via alle consultazioni
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Conte si è dimesso, da domani via alle consultazioni

La mossa del premier alla vigilia delle comunicazioni di Bonafede dove la maggioranza poteva andare sotto. Ora tutte le ipotesi sono aperte: dal Conte-ter all'unità nazionale fino alle elezioni anticipate

Giuseppe Conte
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25 Gennaio 2021 - 10.53


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Giuseppe Conte ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Conte è uscito in auto dal Quirinale da mezz’ora dal suo arrivo. Dopo il Colle, prima a Palazzo Giustiniani per incontrare la Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, poi il premier dimissionario è andato alla Camera dei deputati per il colloquio con il presidente Roberto Fico. Conte aveva già comunicato le dimissioni nel CdM di questa mattina. 
I capi delegazione del M5s Alfonso Bonafede, del Pd Dario Franceschini e di Leu Roberto Speranza avrebbero ribadito in Consiglio dei ministri il loro sostegno a Giuseppe Conte, dopo che il presidente del Consiglio ha comunicato la sua decisione di dimettersi.

“Ringrazio l’intera squadra di governo, ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme”, avrebbe detto, a quanto si apprende, il premier in Consiglio dei ministri.
Le strade di Conte

Il premier si trova a un bivio: tentare il tutto per tutto nell’ostica aula del Senato o gestire la crisi. Pd e M5s sono in pressing per una soluzione pilotata delle fibrillazioni di maggioranza e mettono in guardia: o si governa il Paese o si va al voto. Lo spiega Barbara Tedaldi sull’Agi.it.

Mercoledì è previsto il voto di Camera e Senato sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede sull’amministrazione della giustizia e a palazzo Madama. Il tentativo di convincere la conferenza dei capigruppo convocata per martedì a far slittare di un giorno il passaggio del Guardasigilli in aula è considerata assai difficile. E i numeri sono ancora insufficienti per l’esecutivo. “Abbiamo 48 ore. O c’è una maggioranza o si va al voto” ha scandito domenica Luigi Di Maio, il cui staff sottolinea che c’+ un pieno sostegno a Conte. Il Pd “si sta adoperando per garantire sulla base di un programma di legislatura un governo autorevole con una base parlamentare ampia e stabile” fanno sapere dal Nazareno.

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E l’ipotesi di un ‘patto tra gentiluomini’ che garantisca al premier di rientrare a palazzo Chigi dopo essersi dimesso ed essere passato attraverso l’apertura formale della crisi, sembra ormai l’orizzonte su cui si starebbero assestando le forze di maggioranza, anche se Leu avanza con Loredana De Petris i suoi “dubbi” su questa soluzione.

Una road map che viene invece suggerita anche da Iv, che con Ivan Scalfarotto assicura: “nessun veto su Conte, non si mettano veti su di noi”. Si sta quindi lavorando a una cesura con le ultime settimane; le dimissioni di Conte servirebbero a rimettere intorno a un tavolo le forze di maggioranza, comprendendo anche Italia viva che era uscita sbattendo la porta e una neonata forza di centro, a rimettere mano alla squadra di governo e a stilare un programma di legislatura.

Il premier, dopo aver valutato a lungo i pro e i contro,  ormai prossimo a una decisione. E sa che se cadesse in aula la sua permanenza a palazzo Chigi non avrebbe alcun futuro, se si dimettesse dovrebbe attendere le consultazioni (che sono pur sempre un’incognita) ma potrebbe sperare in un reincarico.

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Le telefonate si infittiscono in queste ore, e non è escluso nemmeno un vertice dei leader con il premier, tutti guardano con sospetto il vicino di maggioranza, ma il tempo sta per scadere ed entro mercoledì la situazione dovrebbe giungere a un chiarimento. Il tempo del resto è ormai poco, come ricorda anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli: “Il Recovery fund non aspetta: o parte o non parte”. 

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