Renzi si mostra spavaldo: alza la posta per tornare al governo attaccando Pd e Conte
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Renzi si mostra spavaldo: alza la posta per tornare al governo attaccando Pd e Conte

Il leader di Italia viva si dice disponibile ad un esecutivo ma rinfaccia al premier gli 'emendamenti notturni' e continua a usare il nome di Draghi per mantenere le distanze

Matteo Renzi e Matteo Salvini
Matteo Renzi e Matteo Salvini
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31 Gennaio 2021 - 09.57


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Lui pensa di poter dettare ancora la linea, ma dipenderà molto da Pd, M5s e Leu non cedere ai ricatti e, soprattutto, chiedere a Italia viva (semmai farà parte del governo) di piantarla di stare all governo mentre si fa opposizione al governo alla ricerca non si sa di cosa.

“Come è andato il colloquio con Fico? Molto bene. La scelta del presidente Mattarella è stata come sempre saggia. E finalmente si parla di contenuti. Questa crisi non è sul carattere o sulla simpatia: è una crisi sulle scelte da fare per il futuro. Ci sono duecento miliardi da spendere per i prossimi anni. Non si può decidere di farlo con un emendamento notturno studiato all’ultimo secondo: serve la Politica con la p maiuscola. Ora è finalmente chiaro che la crisi nasce per scegliere come impostare il futuro, non perché qualcuno fa i capricci. La verità prima o poi arriva, la verità non è una velina di Palazzo”.

 Lo dice il senatore Matteo Renzi, leader di Iv al Corriere della Sera. Perché non ha aperto subito al Conte ter? “Perché questa insistita personalizzazione su Conte tradisce il vero problema. Che non è il nome del premier, ma la direzione del Paese. Chi ha meno esperienza pensa che la politica sia solo uno scambio di incarichi, ma in realtà la vera sfida sono i progetti. La parola potere non è un sostantivo, ma un verbo: poter fare, poter cambiare, poter incidere. Non il potere fine a se stesso per conservare una poltrona. Poi, certo, le idee camminano sulle gambe degli uomini e dunque presto, prestissimo, dovremmo confrontarci sul nome dell’uomo o della donna che siederà a Palazzo Chigi per i prossimi due anni. Ma prima di decidere chi guiderà la macchina, domandiamoci dove vogliamo andare e quali sono i compagni di viaggio”, aggiunge Renzi.

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Una parte del Pd, per esempio Goffredo Bettini, ipotizza il ritorno al voto. “È il solito spauracchio per terrorizzare qualche parlamentare preoccupato. Prima di votare c’è da fare il Recovery plan, gestire i vaccini, fare il semestre bianco ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Lo sanno anche i muri. Qualche dirigente politico si finge di essere un raffinato stratega giocando la carta della paura sui senatori. Ma tutti sanno che al voto non si andrà prima del 2023. La questione è capire se ci sarà un governo politico o tecnico e chi lo guiderà”. L’ipotesi di un governo Draghi continua a circolare? “Eviterei di tirare per la giacchetta Draghi, una personalità di valore assoluto che stimo moltissimo. Stiamo parlando di una delle riserve più importanti della Repubblica che nessuna forza politica può intestarsi. Se il presidente della Repubblica riterrà di voler sondare o incaricare Draghi lo deciderà lui”.

La accusano di aver fatto da testimonial del regime saudita. “Sono stato a fare una conferenza. Ne faccio tante, ogni anno, in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, dal Medio Oriente alla Corea del Sud. Quanto all’Arabia Saudita, soltanto chi non conosce la politica estera ignora il fatto che stiamo parlando di uno dei nostri alleati più importanti. Il regime saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico, la forza politica ed economica più importante dell’area”, aggiunge Renzi.

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Ovviamente sull’Arabua Saudita nessuna parola sull’assassinio di Khashogghi, ucciso e fatto a pezzi nel consolato di Istanbul dai pretoriani del principe Salman che lui ha omaggiato pubblicamente in una delle più vergognose marchette politiche che la storia della repubblica italiana ricordi.

Quanto al ruiolo dell’Arabia Saudita nella lotta al terrorismo il senatore di Rignano dovrebbe studiare di più. Ricordarsi da dove veniva la maggioranza degli attentatori dell’11 settembre e chi finanzziava madrasse, moschee e centri islamisti in giro per il mondo che hanno alimentato una generazione jihadista.

A meno di non voler considerare decisive i timidi provvedimenti presi dal regno solo nel 2019 a fronte di una situazione insostenibile.

E comunque l’Italia è anche alleata della Turchia che fa parte della Nato: da qui a magnificare un tiranno come Erdogan ce ne corre. O no?

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