Un piano condiviso per risolvere i problemi del paese è quello che chiede Matteo Salvini nel giorno dell’incontro Draghi-Mattarella.
“Il problema, non è il nome della persona. E io l’ho anche detto a questa persona. Il punto è che cosa vuole fare e con chi”, dice il leader della Lega.
Riferendosi all’eventualità di un governo guidato da Mario Draghi, il segretario del Carroccio ha spiegato come “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo. Il punto non è il nome della persona. È lui che ci deve dire che cosa intende fare. Per noi, si possono approvare rapidamente i decreti su queste priorità, e poi andare al voto a maggio o giugno. Entro l′11 aprile si può concludere il lavoro di approvazione delle misure urgenti per il Paese”.
“Per prima cosa – sottolinea Salvini – dev’esserci un impegno a non aumentare in alcun modo le tasse. No alla patrimoniale, no agli aumenti dell’Imu. Chiunque voglia governare con la Lega, si chiami Draghi, Cartabia o Cottarelli, deve saperlo. E flat tax al 15 per cento e pace fiscale sulle cartelle esattoriali. Le parole chiave sono lavoro, tasse e pensioni. No assoluto alla fine di quota cento. Qui rischiano di saltare due milioni di posti di lavoro, non si può pensare di tornare alla Fornero. Infine un piano di apertura dei cantieri e un piano di rilancio delle infrastrutture che noi abbiamo dettagliato nel nostro Recovery plan. Infine, non per ultimo, un serio piano salute. Con Domenico Arcuri che va a raccogliere le margherite e della salute si occupano persone valide”.
Poi, precisa: “Sia chiaro che per ragionare con chiunque, non firmeremo una cambiale in bianco. Se qualcuno non è d’accordo, amici come prima. E poi, ci vorrebbe un termine. Io vorrei festeggiare il primo maggio con un governo che lavora per cinque anni”. Anche se, “temo che qualcuno abbia fornito dati non corretti al presidente della Repubblica. Mi riferisco alla possibilità di un aumento dei contagi in occasione delle elezioni. In Portogallo, l’ultimo Paese andato al voto, il 24 gennaio giorno delle elezioni i nuovi contagiati erano 11.721. Una settimana dopo, i contagiati erano circa la metà, 5.805 persone. E anche la Romania è andata alle urne senza aumenti”, afferma Salvini ritornando sulle parole del presidente Sergio Mattarella di ieri sera.
“Ma c’è anche un altro argomento forte – prosegue il leader leghista – Il governo cha fissato le elezioni in Calabria l′11 aprile, la domenica dopo Pasqua. O c’è qualcuno che ha deciso di condannare a morte il popolo calabrese, o non mi spiego. Peraltro andranno al voto anche 1.300 Comuni tra cui cittadine come Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna. Saranno chiamati alle urne 20 milioni di italiani. Se possono essere 20 milioni, io credo possano essere anche sessanta. E noi siamo disponibili ad andare in Parlamento anche domani. E ricordo che nessuno vieta che a Camere sciolte il Parlamento possa approvare dei decreti”.
Comunque, Salvini è convinto che questa fase rappresenti “la fine della pessima politica: la fine della politica dei Casalino, dei Ciampolillo, delle Azzolina. Io credo che perché l’Italia possa tornare a correre, debba avere un Parlamento di cui gli italiani siano orgogliosi. Io sto ai fatti. E i fatti dicono che noi, il centrodestra, siamo quelli che ci riuniamo, spessissimo. Siamo quelli che sono andati al Quirinale tutti insieme e dicendo tutti la stessa cosa. A differenza della maggioranza uscente. Io credo che tutti continueremo a portare avanti le stesse idee. Il punto vero è che prima si vota, meglio è. Ti garantisci cinque anni di tranquillità. I nomi di cui abbiamo letto, Draghi, Cottarelli, Cartabia sono tutti di persone di valore. Devo dire che oggi ho parlato con moltissimi imprenditori, ho passato la giornata al telefono. Sono contento del fatto che tante imprese e tanta parte del mondo della produzione si rivolga alla Lega come a un punto di riferimento. Loro chiedono un governo che governi. E un governo che governi è quello di cui abbiamo appena parlato. Io penso che gli italiani abbiano capito che di Renzi non ci si possa fidare. Del resto, il governo appena andato a casa è quello da lui creato l’anno scorso. Non vorrei che ne creasse un altro per mandare a casa anche quello”, conclude l’ex ministro dell’Interno.