Il nuovo governo è un calice amaro per la politica: cosa aspettarsi dalla maggioranza degli opposti?
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Il nuovo governo è un calice amaro per la politica: cosa aspettarsi dalla maggioranza degli opposti?

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Per chi è scaramantico non comincia bene. E' nato il 12.02.2021, giorno palindromo, come palindromo è stato il disgraziato 2020.

Conte e Draghi
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Claudio Visani Modifica articolo

13 Febbraio 2021 - 11.56


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Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Per chi è scaramantico non comincia bene. E’ nato il 12.02.2021, giorno palindromo, come palindromo è stato il disgraziato 2020, per di più di venerdì, sotto la neve e nel vento gelido di Burian. Per chi si aspettava il “governo dei migliori”, rivedere Di Maio agli Esteri e il nemico giurato della Pubblica amministrazione Brunetta ministro della Pubblica amministrazione; pensare alla Gelmini dei neutrini al posto di Boccia agli Affari regionali e alla Carfagna al posto di Provenzano per il Sud, è come aprire una bottiglia di Amarone e scoprire che sa di tappo. 
Di sicuro il nuovo governo è un calice amaro per la politica. Incapace di tenere le redini del Paese nel momento di massima difficoltà. Affondata dalla scaltrezza distruttrice e narcisista di Lo Renz d’Arabia. Costretta ancora una volta ad abdicare al Capo dello Stato per tirarsi fuori dai guai (ma il precedente con Napolitano e Monti non fu dei più felici) e ora ruota di scorta di San Mario Draghi e del suo dream team di manager. 
Conforta vedere che un paio di bravi ministri del governo Conte sono stati confermati (Speranza alla Salute, Lamorgese agli Interni) e che ci sono alcuni innesti di sicura qualità (Giovannini alle Infrastrutture, Orlando al Lavoro, Bianchi all’Istruzione), mentre è tutta da scoprire la parte più manageriale del nuovo esecutivo, che pure è preponderante (Economia, Giustizia, Innovazione tecnologica, Università e ricerca, la famigerata Transizione ecologica).

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Conforta molto meno constatare che il nuovo esecutivo è più maschilista del precedente (solo 8 su 23 le donne), più nordista (75% di ministri settentrionali) e che due ministri leghisti (Giorgetti allo Sviluppo economico e Garavaglia al Turismo) gestiranno una bella quota di dané, anche se il pallino del Recovery Fund l’avrà in mano Draghi col suo braccio destro, Daniele Franco, al Tesoro. 
Guardando la composizione del nuovo esecutivo, dall’ammucchiata escono peggio i partiti della vecchia maggioranza (Cinquestelle, Democratici e soprattutto Italia Viva) dei berluscones e dei leghisti convertiti sulla Via di Dramasco. L’orizzonte temporale del nuovo governo appare limitato, destinato a non arrivare alla fine della legislatura, e probabilmente è meglio così. Se riuscirà ad affrontare efficacemente l’emergenza sanitaria e socio-economica, a dare un impulso decisivo alla campagna vaccinale e a presentare a Bruxelles un Piano credibile e solido per la ripartenza, si potrà dire che l’appello responsabile  di Mattarella è stato colto e che il bicchiere è mezzo pieno. Con una maggioranza degli opposti come questa e con la politica in concordato preventivo per evitare il fallimento, ogni scelta che andasse più in là di questi obiettivi “minimali” e della elezione del prossimo presidente della Repubblica sarebbe molto ma molto complicata.   

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