Prima gatta da pelare per Draghi: ministri leghisti furiosi per lo stop allo sci (se ne fregano delle varianti?)
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Prima gatta da pelare per Draghi: ministri leghisti furiosi per lo stop allo sci (se ne fregano delle varianti?)

Scendono in campo i ministri del Carroccio. Da Iv, Rosato stempera ("coda del caos precedente") ma chiede ristori

Salvini -Draghi
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15 Febbraio 2021 - 10.15


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Purtroppo cambia il governo ma non gli egoismi di parte. “E’ un anno che qualcuno ci dice ‘state chiusi’. Speranza è appena stato riconfermato e io rispetto le scelte di Draghi, ma spero che a livello di squadra ci sia ascolto. Non ci sta che un consulente del ministero della Salute una mattina si alzi, e senza dire nulla a nessuno, dica che bisogna chiudere le scuole e le aziende”, aveva detto Matteo Salvini.

Il leader leghista aveva dato così il la alla giornata (e probabilmente anche ai prossimi giorni) destinata a infiammarsi non sulla conferma del lockdown nazionale caldeggiato dal consulente del ministero della Salute ma del nuovo stop alla ripresa della stagione sciistica. “Prima di terrorizzare tutti, ne parli con Draghi”, diceva il leader della Lega mettendo nel mirino quel Walter Ricciardi poi citato espressamente insieme a Domenico Arcuri (e allo stesso Roberto Speranza) quando la Lega è scesa in campo non solo con i suoi capigruppo ma anche con i suoi ministri. Perchè ora non è più la Lega dell’opposizione ma uno dei soci azionisti della maggioranza di governo a battere i pugni sul tavolo.

“Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta. Quando si reca un danno, il danno va indennizzato, già subito nel prossimo decreto”, dicono allora i ministri dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e del Turismo, Massimo Garavaglia, dopo l’ordinanza del ministro della Salute sullo sci.

“La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle Regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa. Probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop”, rilevano ancora i due ministri della Lega. “E’ prima di tutto una questione di rispetto per un sistema delicato che tanto contribuisce al benessere del Paese”, concludono.

Più diretta la bordata affidata a Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari: “Non si può continuare con il ‘metodo Conte’, annuncio la domenica e chiusura il lunedì, ad opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza”. “Serve un cambio di passo e rispetto per la gente di montagna e per chi lavora, oltre a rimborsi veri e immediati. Al di là di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico”, è la richiesta che arriva dalla Lega.

A gettare in parte acqua sul fuoco è Ettore Rosato, dicendosi certo che “questa cosa di comunicare con 24 ore di anticipo che, smentendo tutto quanto detto finora, gli impianti sciistici domani non possono riaprire, sia una coda della caotica gestione del governo precedente e che lo stile da domani sara’ molto diverso”. Il presidente di Italia viva annota comunque che “intanto, un impegno serio di tutti noi non può che essere la rapida definizione del ristoro dei danni a un settore che altrimenti rischia il fallimento”. 

Un nodo che mette subito alla prova la maggioranza, dove sembra andare invece verso una soluzione il disagio che agita ancora una parte consistente di M5s. Arriva infatti la mediazione proposta da Davide Casaleggio, alfiere della linea ‘dura e pura’. “Molti parlamentari mi segnalano che vorrebbero votare contro, non essendo passibili di sanzioni disciplinari sulla base dei precedenti e delle regole attuali, ma credo sia importante in questo momento lavorare per la massima serenità di tutti nel rispetto di regole e principi che ci siamo dati”, dice il presidente dell’Associazione Rousseau.

“Per questo motivo, auspico che chi senta il disagio nel sostenere questo governo percorra la scelta della astensione”, è la scappatoia che Casaleggio prospetta via Facebook, invitando M5s a non spaccarsi sulla fiducia al governo.

Mentre un Beppe Grillo ‘pop’ dedica al presidente del Consiglio un collage alla Warhol, e cita proprio la frase più iconica di Mario Draghi stimolandolo a un “whatever it takes” per la tutela dell’Ambiente.

Anche Bonaccini è arrabbiato

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