Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, riguardo lo strappo nei dem toscani ad opera della ‘renziana’ Bonafè, commenta: “Mi sembra una rottura gratuita ed unilaterale. Dalla segretaria Bonafè sono sempre venuti inviti non formali all’unità e alla coesione, e in questo modo si è proceduto fino ad ieri. Per questo la decisione della minoranza mi ha colpito”.
In realtà, dal punto di vista della minoranza le cose sono andate diversamente. Bonafé ha infatti sostituito il suo vice, Valerio Fabiani, zingarettiano, e questa decisione è stata vista dalla minoranza vicina al segretario del Pd come una rottura.
“Le ragioni dello scontro, lo ripeto, per me sono ancora incomprensibili. Abbiamo vinto le elezioni regionali pochi mesi fa e il presidente Giani ha potuto costruire una solida maggioranza di governo. Inoltre abbiamo sempre rivendicato la necessaria autonomia dei territori per le alleanze locali. Nei confronti del M5S in Toscana la posizione è rimasta invariata, la loro collaborazione è gradita, se ci sono significative convergenze programmatiche a livello regionale o municipale”.
E su Iv, in giunta con il Pd, osserva: “Il Pd decide le alleanze su base territoriale. In Toscana l’alleanza con Italia viva ha retto e ora Giani ha una vicepresidente di quel partito. Non ho particolari motivi per intravedere una rottura”. Cosa dovrebbe fare secondo Bonafè per ricucire? E gli zingarettiani? “Di tutto abbiamo bisogno in questo periodo meno che di divisioni artificiali. La Toscana deve gestire l’emergenza sanitaria e rimettere in moto l’economia regionale, non c’è tempo per beghe di partito”.
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