Giancarlo Giorgetti traccia la strada per quello che sarà la rotta che dovrà seguire Alitalia. Il ministro dello Sviluppo economico ha riferito questa mattina di fronte alla Commissione Trasporti della Camera il piano Ita previsto dal Governo. Quello approvato dal Cda “sta subendo un processo di revisione profonda alla luce delle negoziazioni in corso, in particolare con la commissaria Vestager”.
Ma ad indicare la svolta sostanziale sono soprattutto i tre diktat elencati dal Ministro, perché se è vero che “lo Stato farà la sua parte e ci crede” mettendo sul piatto “3 miliardi di euro per avere una compagnia aerea che garantisca l’accessibilità dell’Italia al cargo business e alla sua vocazione al turismo”, allo stesso modo “la compagnia deve poi essere in grado di sostenersi da sola. Non è possibile immaginare un contributo statale. Noi stiamo negoziando duro ma anche il governo condivide con l’Ue che la newco abbia un suo equilibrio economico aziendale. Tutto ciò significa che per volare Ita non può essere troppo pesante, se è troppo pensante non vola”. Quindi per abbassare il peso, bisogna tagliare dipendenti. Con inevitabili “ripercussioni, anche di carattere sociale che stiamo valutando anche con ministro del Lavoro. Servono strumenti per chi non potrà essere accolto a bordo della newco”. Il piano, continua, “deve avere il parere del Parlamento. Non dobbiamo ripetere errori del passato, il tema fondamentale è la discontinuità e la newco non deve essere parente con Alitalia”.
In particolare “il Piano recepisce una graduale crescita di strutture operative, staff, rotte, flotta. Focalizzazione su due centri Fiumicino e Linate, graduale rinnovo della flotta, forte digitalizzazione e alleanza strategica per accelerare la crescita e rafforzare la competitività sui mercati internazionali”.
Per quanto riguarda l’amministrazione straordinaria, ha aggiunto, ”è importante assicurare che non ci siano tensioni per pagamenti obbligatori per legge, come la cassa integrazione, e si è piuttosto sicuri che l’interlocuzione con l’Unione europea ci permetterà di fare questo senza ricorrere a prestiti ponte che non sono la strada da seguire”.
L’obiettivo, assicura Giorgetti, è di “partire entro giugno-luglio. Per questo
dobbiamo accelerare, perché il fattore tempo è decisivo. Ho sottolineato questo aspetto anche al commissario Vestager ed è nostro interesse che Ita parta il prima possibile”. In realtà, ammette, “siamo già in ritardo” in quanto “Ita doveva essere operativa già ad aprile”.
Quello a cui “credo si andrà incontro per handling e manutenzione” sono “le gare aperte. Possiamo immaginare qualche formula semplificata – anche per questo è stato ampliato il numero dell’amministrazione straordinaria Alitalia – ma non è affatto semplice”.