La flat tax, ossia un modo per premiare i ricchi e svantaggiare i meno abbienti.
Oltre che andare contro la Costituzione che all’articolo 53 dice: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ossia chi ha di più paga di più.
Invece la Lega continua a fare l’opposizione del governo di cui fa parte e a tentare di usare l’esecutivo Draghi come un trampolino di lancio per la prossima legislatura.
“L’assegno unico è un passo concreto, anche per sforbiciare la giungla di bonus e deduzioni varie, ma è necessario confermare la clausola proposta dalla Lega per garantire che nessuna famiglia riceva cifre inferiori rispetto a oggi”.
Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini in una lettera al quotidiano Avvenire. “Lo specifico, direttore, sia perché ‘Avvenire’ si è interrogato anche ieri sul reale peso dell’assegno – rileva – sia perché il presidente dell’Istat aveva lanciato l’allarme segnalando che il 30% delle famiglie potrebbe rischiare un taglio”.
“La Lega – prosegue il leader leghista – pensa che l’assegno sia un passo importante ma non ancora risolutivo. L’obiettivo finale è quello del quoziente familiare e più in generale la ‘flat tax’, una tassa piatta che terrebbe conto dei carichi familiari per individuare alcune ‘no tax area’. Pagare meno per pagare tutti, abbassando quel 60% di tassazione reale per chi oggi lavora in proprio, dichiara e paga tutto. L’obiettivo è togliere dall’imponibile una cifra proporzionale al numero dei bimbi, affinché le famiglie la investano per la crescita dei figli: è un preciso diritto e dovere dei genitori, come ci ricorda l’articolo 30 della Carta”.
“Intendiamo realizzarla quando torneremo al governo con una chiara maggioranza politica di centrodestra – promette Salvini -. In altre parole, va proposta con forza una nuova visione, capace di identificare la famiglia come attore della sua ‘azione socioculturale’ in materia genitoriale, anziché condannarla a essere solo una categoria da assistere, come troppo spesso viene teorizzato nel welfare cosiddetto progressista”.
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