“Vaccinarsi è un diritto universale, ma in questa pandemia mancano dati certi sul numero dei morti, che ha ampiamente superato il milione di persone nel mondo intero e soprattutto mancano i dati sui vaccini somministrati nei diversi Paesi.
Le stime sono impietose se guardate con un occhio attento ai Paesi più poveri.
Il Fondo Co-vax oltre ad essere inadeguato sembra anche male amministrato, per cui a tanti Paesi i vaccini arrivano con il contagocce e il virus continua a mietere vittime; non a decine o a centinaia, ma a migliaia di morti al giorno, soprattutto in Africa o in America Latina.
Dall’Oriente, medio ed estremo, giungono notizie frammentate; finora i due vaccini: quello russo e quello cinese hanno coperto solo in parte le loro necessità, ma i dati non sono sempre attendibili.
La chiusura degli stabilimenti in India sta peggiorando le cose.
Nel secolo dei diritti, appare inequivocabilmente come i diritti o sono universali o non sono diritti: si tratta di quei diritti in azione che reclamano azioni concrete, come ad esempio quelle invocate il giorno di Pasqua da Papa Francesco, quando ha chiesto di sospendere la brevettabilità dei vaccini per renderne esplicite e riproducibili le formule. Servono miliardi di fiale di vaccini per raggiungere la popolazione del mondo intero e porre un freno definitivo ad un Virus che per capacità adattativa sembra battere i laboratori del mondo intero”, così in una nota Paola Binetti, sentarice Udc.
“Nella storia della medicina, che è al tempo stesso storia dell’umanità, non s’è mai vista una battaglia di queste dimensioni- dice Binetti- Vaccinare tutti, ma proprio tutti, nel più breve tempo possibile, per arginare il rischio, a prescindere da chi può pagare più o meno.
Ogni Paese che presume di essere ricco è comunque assediato, circondato, da paesi che lo sono molto meno; ma la sua salvezza dipende anche dalla vaccinazione di questi ultimi”.
“E’ la lezione che arriva anche nelle grandi metropoli: se non si vaccinano le periferie il virus ha buon gioco a mutare e riprodursi, sotto nuove forme, spesso più contagiose ed aggressive.
Non a caso Papa Francesco ha fatto vaccinare nell’Aula Paolo VI migliaia di poveri, di persone senza fissa dimora, probabilmente migranti senza permesso di soggiorno. Persone che sfuggono a statistiche di vario tipo: la loro povertà, anche sotto il profilo giuridico-istituzionale, non è una buona ragione per lasciarle esposte al rischio di una malattia che può facilmente tradursi in contagio per molte altre persone, facendo di loro delle vittime e mietendo attraverso di loro nuove vittime.
Avevo scritto personalmente al Generale Figliuolo, Commissario alla vaccinazione, per sollevare questo problema, ma la carità di Papa Francesco ha battuto la burocrazia italiana ed è arrivata prima- prosegue Paola Binetti, senatrice Udc- Senza tante chiacchiere e senza inutili polemiche, ha vaccinato chi del vaccino aveva particolarmente bisogno.
Non c’è dubbio che il costo di questa operazione colossale ha bisogno di risorse che sfuggono ad una qualsiasi contabilità ordinaria, nazionale o internazionale che sia”.
Tra le diverse aziende produttrici dei vaccini, “oltre alla competizione scientifica, è in atto anche una battaglia commerciale tutt’altro che indifferente, servono risorse, come in una guerra che sta mietendo un numero altissimo di vittime.
E ancora una volta è stato papa Begoglio a lanciare la sfida: se si tratta di una guerra mondiale contro un virus sempre più aggressivo, allora destiniamo a questa guerra una parte delle risorse investite finora in armamenti.
Combattiamo la guerra contro il virus con armi da guerra o per lo meno con le risorse destinate alle armi da guerra.
Il Fondo Co-Vax potrebbe implementarsi enormemente e le Aziende tutte potrebbero moltiplicare il loro livello di produttività, riconoscendo alla ricerca scientifica quel valore di bene universale che consente di tutelare i diritti di tutti.
Chissà che le parole del papa pronunciate proprio il giorno di Pasqua non trovino che l’ascolto che meritano”, conclude Binetti.
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