Dalla Lega l'attacco preventivo a Fedez: "La Rai non paghi il concertone se lui farà politica"
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Dalla Lega l'attacco preventivo a Fedez: "La Rai non paghi il concertone se lui farà politica"

Gli uomini di Salvini preoccupati dal cantante si premurano di auspicare una censura

Fedez a Sanremo
Fedez a Sanremo
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1 Maggio 2021 - 15.32


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Cominciano con le solite intimidazioni preventive, forse con timore che molte loro malefatte vengano svelate.

Il 1° maggio è occasione di rivendicare diritti e colpe di chi non ha svolto a pieno il proprio compito per creare lavoro in questo paese.

I senatori e deputati della Lega in Vigilanza Rai Massimiliano Capitanio (capogruppo), Giorgio Bergesio, Laura Cavandoli, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Elena Maccanti, Simona Pergreffi, forse impauriti da questo minacciano preventivamente uno dei partecipanti al Concertone. “Se Fedez userà a fini personali il concerto del 1 maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrà impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento”.

“Con 945.000 posti di lavoro persi in un anno e la disoccupazione giovanile al 33%, se davvero il signor Federico Leonardo Lucia deciderà di promuovere la propria figura attaccando Lega e Vaticano, sarà un insulto al 1 maggio. Non si usano i diritti dei lavoratori per promuovere la propria immagine e fare ulteriori profitti”, aggiungono i leghisti.

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“La Rai non può comprare interventi d’odio a scatola chiusa e non si invochi la censura, perché al rapper non mancano certo spazi per manifestare il suo pensiero, tra l’altro noto anche ai sassi. Viale Mazzini ha ancora qualche ora per rimediare, dopodiché la Lega si muoverà in tutte le sedi competenti. E i sindacati si ricordino che il lavoro appartiene a tutti, non lo si svilisca per regalare qualche like a un cantante milionario”, termina la nota.

Fa tenerezza che vogliano evitare attacchi alla Lega e al Vaticano, mettendo sullo stesso piano il partito di Savoini e la Santa Sede guidata da Papa Francesco.

Ma soprattutto: cosa ha a che spartire Bergoglio con Salvini?

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