Commecialisti della Lega: il pm chiede 4 anni di carcere al processo per peculato
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Commecialisti della Lega: il pm chiede 4 anni di carcere al processo per peculato

Indagine partita dalla dall'acquisto di un capannone per la Lombardia filn commission pagato 800 mila euro e che era stato compato 11 mesi prima a 400 mila euro

Il caso Lombardia Film Commission
Il caso Lombardia Film Commission
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4 Maggio 2021 - 17.20


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Uno scandalo dal quale è emerso un vero e proprio sistema truffaldino, almeno stando a quello che è emerso.
Quattro anni e 8 mesi di carcere per Alberto Di Rubba e 4 anni di carcere per Andrea Manzoni. Sono le richieste di condanna formulate dalla procura di Milano per i due contabili della Lega finiti agli arresti domiciliari per peculato e turbata libertà nella scelta del contraente e ora sotto processo per il caso Lombardia Film Commission. 
Le pene chieste dal pm Stefano Civardi e dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco sono state calcolate sulla base dello sconto di un terzo della pena previsto per la scelta del rito abbreviato.
Nel mirino dei magistrati milanesi è finita l’operazione che a fine 2017 portò Lombardia Film Commission, fondazione regionale per la promozione del patrimonio cinematografico lombardo allora presieduta da Di Rubba, a spendere 800 mila euro di fondi pubblici per l’acquisto di un capannone di Cormano dove traferire la sede legale e operativa. 
Una compravendita effettuata “a prezzi gonfiati” secondo l’accusa: lo stesso capannone era infatti stato acquistato 11 mesi prima per 400 mila euro dalla società Andromeda, riconducibile al commercialista Michele Scillieri (titolare dello studio dove nel 2017 venne domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier” che ha già patteggiato la pena a 3 anni e 4 mesi di carcere) e fu poi rivenduto a Lombardia Film Commission a un prezzo raddoppiato. 
Secondo la ricostruzione dei magistrati milanesi, fu l’imprenditore bergamasco Francesco Barachetti (pure lui agli arresti domiciliari e sotto processo in ordinario) il “principale artefice” di quel meccanismo mirato a gonfiare i costi d’acquisto dell’immobile di Cormano attraverso una serie di lavori di bonifica e ristrutturazione in realtà mai eseguiti. Un’operazione che secondo il gip Giulio Fanales aveva un unico obiettivo: “l’occultamento dell’illecita appropriazione del denaro pubblico”.
Da quanto è filtrato (i processi in abbreviato si celebrano sempre a porte chiuse), la pena più alta è stata chiesta per Di Rubba perché l’attuale direttore amministrativo della Lega al Senato all’epoca era presidente di Lombardia Film Commission, rendendosi dunque responsabile di illeciti penali mentre era “incaricato di pubblico servizio”. Una condotta più grave, dunque, rispetto a quella di Manzoni, che non aveva incarichi direttivi in Lombardia Film Commission.
Le indagini della procura di Milano proseguono alla ricerca della “destinazione finale” dei soldi pubblici sborsati dalla fondazione regionale per l’acquisto del capannone di Cormano. Che fine hanno fatto quegli 800 mila euro? Secondo quanto finora ricostruito dagli investigatori, la maggior parte sarebbe finita nelle disponibilità di Di Rubba e Manzoni e poi utilizzata per l’acquisto di due villette a Desenzano, nota località turistica sulla sponda bresciana del lago di Garda, sequestrate nei mesi scorsi dalla Guardia di Finanza.

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Altri 250 mila euro sarebbero invece transitati sui conti di una fiduciaria, la Fidirev, per poi essere trasferiti su un conto svizzero intestato alla fiduciaria panamense Gleason dove sarebbe stato anche bonificato un assegno da 140 mila euro “tratto su un conto di Immobiliare Andromeda”, come emerge dagli atti dell’inchiesta milanese che, nei mesi scorsi, ha visto i magistrati lanciare una rogatoria in Svizzera per ricostruire alcuni passaggi di denaro poco chiari. Nel frattempo, prosegue anche l’inchiesta della procura di Genova a caccia dei 49 milioni di euro della Lega spariti nel nulla.

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