Molteni (Lega): "Siamo al governo per impedire lo Ius Soli e no anche agli immigrati regolari"
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Molteni (Lega): "Siamo al governo per impedire lo Ius Soli e no anche agli immigrati regolari"

Il sottosegretario agli Interni: "La Libia è un Paese di transito per chi affronta il viaggio per venire in Europa, quindi il tema è quello di controllare le frontiere a sud. Soprattutto sui confini con Niger e Ciad"

Nicola Molteni, sottosegretario della Lega
Nicola Molteni, sottosegretario della Lega
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31 Maggio 2021 - 08.48


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Il disegno della Lega è chiaro: usare in Italia la ricetta Orban, tutta fili spinati e xenofobia. Perfino andando contro l’immigrazione regolare.

“Siamo al governo per evitare che votino lo ius soli e ci portino migliaia di immigrati, ma anche di quelli regolari in questo momento non c’è alcun bisogno. Qualche fatto positivo comunque c’è. Almeno il tema dell’immigrazione è entrato nell’agenda di governo, come la Lega aveva chiesto, ed è buono che anche Macron abbia garantito collaborazione. Certo i numeri sono preoccupanti, quasi 14mila sbarchi dall’inizio dell’anno e 5000 a maggio…”, ha affermato Nicola Molteni, sottosegretario agli Interni.

“È normale, dall’Europa arrivano tante parole e pochi fatti. E anche se si dovesse arrivare a un accordo tra i Paesi Ue bisognerà vedere di cosa si tratta. Finora si è discusso di questo patto per le migrazioni, ma così come è strutturato non va bene e la Lega non lo voterà. Si tratta di accordi che continuano a penalizzare i Paesi di primo approdo come l’Italia. Non superano i famosi accordi di Dublino, che prevedono che la responsabilità di chi sbarca rimanga in capo a noi. – continua Molteni – Invece noi vorremmo altro, ovvero introdurre il ciclo rotazione dei porti, per non far arrivare sempre le navi in Italia. Chiediamo il principio dello stato di bandiera, perché se una nave tedesca soccorre migranti è giusto che finiscano in Germania. Se non sarà possibile agire a livello comunitario, lo faremo a livello nazionale”.

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“Per gestire il fenomeno dobbiamo intervenire al di là del Mediterraneo. Dobbiamo lavorare con Libia, Tunisia, Algeria e perfino Turchia, perché alcuni velieri arrivano addirittura da lì in Italia.

Bloccare completamente le partenze. Io valuto positivamente tutti gli accordi di sviluppo e crescita economica che vengono fatti con i Paesi dai quali partono i migranti. Ovviamente insieme a questi bisogna prevedere delle intese per controllare i flussi migratori. – prosegue Molteni – Come è stato fatto in Libia attraverso il potenziamento della Guardia Costiera libica. Parlo del famoso memorandum firmato da Minniti, che va rafforzato. La Libia è un Paese di transito per chi affronta il viaggio per venire in Europa, quindi il tema è quello di controllare le frontiere a sud. Soprattutto sui confini con Niger e Ciad, che sono anche le rotte su cui si muovono i fondamentalisti islamici. Anche per questo dobbiamo prevenire e bloccare le partenze”.

“Sono favorevole ad attivare un controllo dei flussi attraverso intese di natura economico-commerciale. Penso all’accordo che aveva fatto Berlusconi all’epoca di Gheddafi. O a quello che ha fatto l’Europa con la Turchia. Si chiama cooperazione, la Libia ha bisogno di stabilizzarsi e questa potrebbe essere una risposta: vale per la Libia e vale per la Tunisia. – afferma Molteni – La Lega con Matteo Salvini al Viminale ha dimostrato in passato alcune cose: tutti dicevano che era impossibile fermare il fenomeno migratorio. L’Italia spendeva circa 5 miliardi di euro per la gestione dei richiedenti asilo. Noi abbiamo portato la cifra a 1,5 miliardi. Bisogna essere pragmatici. Anche perché in un momento economico come questo, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, iniziare a distribuire migranti per l’Italia rischia di far esplodere una grande bomba sociale. Non si può tollerare: ne faremo partire meno e arrivare meno. E anche morire meno in mare”.

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“Stiamo per ridiscutere gli accordi economici con la Turchia, sarà anche l’occasione per insistere perché una tranche di soldi venga investita nel Mediterraneo centrale. E poi bisogna guardare alle rotte balcaniche e agli accordi interni nella Ue: perché se la Francia può riaccompagnare alla frontiera i migranti che arrivano dall’Italia noi non possiamo fare lo stesso per chi entra in Friuli?”, conclude Molteni.

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