Salvini: "Sul blocco dei licenziamenti sì al confronto con Letta"
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Salvini: "Sul blocco dei licenziamenti sì al confronto con Letta"

Il capo della Lega: "Se lo Stato aiuta i lavoratori prolungando le casse integrazione e mette finalmente regole al commercio online e fa pagare le tasse ad Amazon..."

Matteo Salvini
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31 Maggio 2021 - 08.16


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Matteo Salvini non vuole sentir parlare di immigrati, le sue uniche preoccupazioni sono il lavoro e la giustizia. Tutto questo naturalmente per agevolare la pace all’interno della maggioranza.

“Enrico Letta probabilmente ha capito che andare avanti a insultare la Lega quotidianamente non è quello che serve all’Italia. Se la finiamo con Ius soli e felpe pro sbarchi, potremo dedicarci, anziché al litigio, al grande problema di questo momento: il lavoro”.

“Con il segretario del Pd – prosegue – potrebbe partire un confronto per esempio, sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti. Noi siamo convinti che si possa fare. Sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti è possibile un confronto con il segretario del Pd Enrico Letta”.

Così il leader della Lega: “Noi siamo convinti che si possa fare. Io incontro domani il presidente di Confindustria e peraltro gli imprenditori li sento quotidianamente. Loro chiedono di poter tornare a lavorare a parità di condizioni con una concorrenza spesso straniera. Se lo Stato aiuta i lavoratori prolungando le casse integrazione e mette finalmente regole al commercio online e fa pagare le tasse ad Amazon Google, e a tutte le altre multinazionali, credo che la possibilità di evitare i licenziamenti ci sia”.

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“I referendum sulla giustizia una mina sulla strada del governo Ma va là – prosegue Salvini – noi li pensiamo come un aiuto al ministro Cartabia e al governo. Sappiamo bene che qualcuno non ha voglia di riportare efficienza nei tribunali e tagliare le unghie alle correnti: se raccoglieremo qualche milione di firme e il Parlamento non avrà provveduto, saranno gli italiani a dire quello che serve”.

“Ho stima sia di Toti che di Brugnaro. Ma non mi pare che il paese ci chieda nuovi partiti, ci chiede anzi velocità”, prosegue il leader leghista, che sul versante delle destre europee ribadisce: “È il momento dell’Unione. Se fino a ieri ci potevano essere mille partiti e mille divisioni, dopo questa devastazione c’è bisogno di unità. Nella Ue i gruppi del cosiddetto centrodestra sono divisi in tre. Mettendo insieme le migliori energie, possiamo diventare molto più forti. In caso contrario, continueranno a decidere i socialisti. E lo stesso vale in Italia. Non penso a partiti unici o forzature. Però, in Parlamento nasce un gruppetto alla settimana. Non è utile”.

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