Alessandro Alfieri, coordinatore di Base Riformista, ha parlato del ruolo della componente Guerini-Lotti (che raccoglie gran parte dei parlamentari dem) dopo le tensioni ieri al Senato e le critiche alla linea del segretario da parte di alcuni esponenti dell’area, tra cui l’ex-capogruppo Andrea Marcucci.
“Abbiamo votato Letta, lo sosteniamo lealmente e lo vogliamo fare concretamente dando il nostro contributo. Il nostro Manifesto va in questa direzione. Un contributo riformista a Letta e al lavoro della segreteria”.
Però ha avvertito: “Dico con chiarezza che le polemiche non aiutano così come con la stessa nettezza dico che è ora di finirla di utilizzare la categoria ‘ex-renziani’ per delegittimare il lavoro di noi riformisti. Fa un po’ sorridere visto che l’80% dei dirigenti Pd hanno sostenuto Renzi quando serviva loro”.Quanto ai 5 Stelle, Alfieri ha puntualizzato:
“Noi freniamo? No, non c’è alcuna contrarietà ma prudenza. I 5 Stelle sono in evoluzione, vediamo dove arrivano”.
Alfieri, Base Riformista ha votato per Letta segretario all’assemblea. Vi state rimangiando quel sostegno? “Noi lo abbiamo votato e lo sosteniamo lealmente. Lo vogliamo fare concretamente dando un contributo sui contenuti. Quando Letta è arrivato, ha impostato una linea chiara: prima l’identità del partito, poi la costruzione di una alleanza di centrosinistra con il Pd baricentro della coalizione e poi dialogo con i 5 stelle. Noi ci muoviamo dentro quella linea”.
Base riformista frena sull’alleanza con i 5 Stelle?
Certe riflessioni sulla federazione di centrosinistra e anche alcune considerazioni sul vostro Manifesto, sembrano andare in quella direzione… “Noi non siamo contrari a lavorare fin d’ora per costruire le condizioni per un’alleanza alle politiche. Il tema è diverso: non si può prima chiudere l’alleanza e poi parlare di contenuti. Facciamo il contrario. Lavoriamo sulle amministrative e poi diamo il tempo necessario a Conte per portare a termine l’evoluzione dei 5 Stelle. Anche perché mi pare che le resistenze siano più quelle loro nei nostri confronti, come dimostra il caso Calabria. Non forzerei troppo. I processi politici vanno metabolizzati. Da parte nostra non c’è contrarietà, ma solo la prudenza della politica”.
Ha ragione chi, come Marcucci, sostiene che le battaglie identitarie dallo Ius Soli e alla tassa successione non allargano il bacino elettorale del Pd?
“Se ci fossero solo quelle proposte sul tavolo, è evidente che sarebbe una proposta parziale. Ma invece vedo la volontà – rafforzata proprio dal contributo dell’ala riformista – di lavorare per una proposta complessiva. La storia ci insegna che il Paese avanza se porta avanti insieme diritti civili, sociali ed economici. Noi vogliamo un Pd ambizioso che vada oltre il 20% ed è per questo che parliamo di vocazione maggioritaria”.
Cosa vuol dire per Base riformista vocazione maggioritaria? “Vuol dire di evitare di farci trascinare solo sul terreno delle forme politico-organizzative ma stare sul piano dei contenuti. Questo è il nodo vero della contesa e cioè come dare rappresentanza in Italia a un ceto medio frastornato e impoverito dalla crisi del Covid. Non solo portarlo fuori dall’emergenza ma dargli anche una prospettiva per il futuro. Idee e proposte per far tornare alla normalità famiglie e imprese. Questo c’è nel Manifesto e questo è il nostro contributo a Letta. Noi al Pd vogliamo bene”.
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