Si deve tenere ben presente che l’Italia smarrita e confusa dopo la fine convulsa del secondo governo Conte, non era in grado di trovare un nuovo percorso.
Il vecchio e precario equilibrio del Conte 2 era saltato e, nonostante manovre e tatticismi non era possibile riproporlo, nonostante l’ostinazione del Professore-presidente e di tutti i 5Stelle.
Renzi avrà sicuramente le sue responsabilità nel provocare la crisi ma utilizzava argomenti e difficoltà esistenti e difficilmente contestabili nella loro sostanza. Problemi, del resto, che riemergono di tanto in tanto anche nella nuova straordinaria maggioranza del governo Draghi.
Non mancano infatti sottolineature presunte con differenziazioni e rivendicazioni strumentali per soluzioni più adeguate riconducibili soprattutto alla necessità di affermare la caratterizzazione identitaria della propria parte politica. In qualche misura questo atteggiamento caratterizza ciascuna forza della maggioranza, anche il nuovo Pd che pure per molti versi è il partito più in sintonia con le scelte di Draghi e che, con il cambio di segretario, ha avviato un tentativo di profondo rinnovamento.
Al Nazareno però non mancano i problemi. Si manifestano in vista delle amministrative di autunno e in particolare per la regione Calabria – dove personalismi, pasticci e rinunce – rischiano di non trovare risoluzione sostanziale attraverso il ricorso alle primarie. Mi sembrano un “semaforo giallo” che può anticipare l’arrivo del verde oppure del rosso come possibilità opposte. In sostanza temo possa piuttosto indicare difficoltà della vita interna del partito, del suo scarso radicamento sociale ed anche di collegamenti ideali e di comune sentire specie verso i settori più in difficoltà come le donne e i giovani non solo nel mezzogiorno. Per questi ultimi in particolare ci sono poi le grandi questioni della scuola e della formazione, la sfida del clima e della transizione digitale in una società sempre più aggredita dalla TV e dai social. Sono problemi che riguardano tutti.
Non a caso per il dopo Raggi il centro-destra ha scelto come candidato sindaco un avvocato noto soprattutto per la partecipazione quotidiana ad una popolare trasmissione radiofonica e, come vice, un procuratore donna del tribunale di Roma divenuta famosa per le sue ininterrotte presenze in trasmissioni televisive della Rai.
Questa dei giudici che passano disinvoltamente alla politica conferma sia la crisi dei partiti sia quella della magistratura, specie se il candidato si presenta nello stesso territorio in cui ha svolto la sua funzione di giudice. Problema che non riguarda solo Roma evidentemente ma rappresenta un problema di rilievo generale su cui tanto la magistratura che il parlamento dovrebbero trovare una soluzione decorosa e garantista per tutti i cittadini. Non è vero che i turni amministrativi non hanno in qualche misura rilievo politico. Abbiamo visto giorni fa un turno di votazioni regionali in Germania che ha segnato una forte affermazione della linea della Merkel ed una netta sconfitta dell’ultradestra filo-nazista.
Risultato che ovviamente, pur nei suoi limiti ha segnato un elemento di rassicurazione non solo per la Germania ma per l’Europa tutta, la quale grazie alla prima visita del Presidente Biden vede riaprirsi nuove e impegnative prospettive, non solo nel completamento efficace della lotta alla pandemia ma anche di impostazione di nuove prospettive sulle due sponde dell’atlantico e di un complessivo rilancio anche economico, con il contributo significativo e apprezzato del nostro presidente Draghi.
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