Lo scontro è diventato incandescente: Alessandro Zan, deputato dem e attivista lgbt, da cui prende il nome la legge contro l’omotransfobia, non e’ credente, “ma ho avuto una educazione cattolica e da ragazzo ero dell’Azione cattolica e leggevo i Vangeli in Chiesa. Il fatto di essere gay e vedere che la Chiesa non mi accettava, mi ha allontanato” ha detto.
“Non ho mai detto, né dico che la legge non si possa cambiare – spiega -. Il Senato ha la sua autonomia. Ma alla Camera abbiamo fatto oltre un anno di lavoro, di mediazione e di confronto, con emendamenti e discussioni, raccogliendo preoccupazioni e dubbi” anche dei cattolici.
Zan ascolta le loro ragioni: “Abbiamo giaà modificato l’articolo 4 del ddl per chiarire, ove mai ce ne fosse stato bisogno, il pluralismo delle idee e la libertà delle scelte. Se un parroco in una chiesa dice che gli omosessuali sono tutti peccatori, nessuno mai potrà sanzionare questa espressione. Se uno oggi dice “gli ebrei devono morire” scatta la legge Mancino per istigazione all’odio religioso. Ma se afferma “i gay devono morire”, silenzio”.
Rispetto alla libertà delle scuole cattoliche “l’articolo 7 non impone dei percorsi: c’è una offerta formativa che sta nel patto di corresponsabilità sui progetti condivisi tra scuola e famiglia. A nessuna scuola può essere imposto di inserire ciò che non vuole”. L’indicazione della “identità di genere” nell’articolo 1 “serve solo a proteggere le vittime di violenza e per fornire al giudice il movente che ha determinato quella aggressione o discriminazione”.
C’è nella legge “una assoluta garanzia. Abbiamo esteso la legge Mancino che contrasta l’odio religioso e razziale. Salvini e la destra con il loro ddl fanno passi indietro e utilizzano la legge contro l’omofobia per depotenziare la Mancino”.
Per il ddl “se le modifiche creano disparità di trattamento, non ci sto. La paura che una legge naufraghi nel voto segreto c’è sempre, ma se la maggioranza che l’ha votata alla Camera tiene, da Pd a M5S, renziani, sinistra, autonomie e liberal di Forza Italia allora va in porto”.