La proposta del Pd per frenare i cambi di casacca in Parlamento
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La proposta del Pd per frenare i cambi di casacca in Parlamento

Un parlamentare non potrà cambiare gruppo se non per scissioni. E molte altre restrizioni rispetto alla pratica attuale

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29 Giugno 2021 - 16.56


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La tanto agognata questione dei “cambi di casacca”, sollevata soprattutto dal Movimento 5 Stelle nel momento in cui sono entrati in Parlamento nel 2013, si è trasformata in una proposta parlamentare. I deputati devono aderire al gruppo corrispondente al partito o movimento politico sotto il cui simbolo sono stati eletti. Durante la legislatura, i deputati non possono aderire ad un altro gruppo o al gruppo misto. Se lasciano il proprio gruppo, diventano ‘deputati non iscritti’.
Unica eccezione è nei casi di scissioni. Questi in sintesi i punti della proposta Pd anti-trasformismo parlamentare presentata ieri da Andrea Giorgis, Emanuele Fiano, Dario Parrini con le capogruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani e il segretario dem.
“Va dato un colpo al trasformismo parlamentare, così si rafforza democrazia. Va bloccata la logica del trasformismo che umilia la nostra vita democratica”, ha detto Letta parlando di una “democrazia malata” in cui in 10 anni si sono susseguiti 7 governi e che “in questa legislatura” vede “il più grande numero di cambi di casacca”. Ormai, osserva Parrini, “il gruppo Misto è più numeroso del nostro…”.
Per concretizzare un cambio di linea sul trasformismo “c’è una grande occasione che è la riforma dei regolamenti parlamentari”, sottolinea Letta. Lì infatti si inserisce la proposta dem sui cambi di casacca, all’interno dell’iniziativa sui regolamento firmata da Giorgis, Serracchiani, Fiano, Ceccanti. “Noi proponiamo alcune importanti novità -ha spiegato Letta- che servono a scongiurare la chiusura del Parlamento nei confronti dei cittadini. Il cuore di questa proposta, mantenendo in vita la previsione dell’art.67 della Costituzione, è che noi vogliamo far cessar questa pratica che ha reso questo nostro Parlamento” un’istituzione “a cui cittadini guardano con occhi sfiduciati, non sanno più nemmeno a quale gruppo appartiene un parlamentare…”.
Di qui le misure proposte dal Pd all’interno della riforma dei regolamenti parlamentari. In sostanza si vieta di cambiare gruppo durante la legislatura. C’è solo una deroga: le scissioni. Ma, si specifica, “possono nascere nuovi gruppi solo se composti da deputati provenienti da un unico gruppo parlamentare (in un numero minimo), che rappresentano una forza organizzata nel Paese”.
E se un deputato lascia il gruppo con cui è stato eletto in Parlamento non può iscriversi a un altro, diventa ‘deputato non iscritto ad alcuni gruppo’. “Per quanto riguarda il parlamentare che abbandona il gruppo di appartenenza non è possibile, secondo la nostra proposta, che si iscriva ad altro gruppo”, spiega Giorgis auspicando una “larga condivisione” rilanciata anche da Serracchiani: “Credo che sia stato uno sforzo collettivo prezioso. Speriamo ci sia un’ampia condivisione dei gruppi parlamentari. Questo è il nostro contributo per far partire un efficace confronto con gli altri gruppi parlamentari”.
Aggiunge Malpezzi: “Ci diranno che c’è altro a cui pensare, ma per fare in modo che i cittadini abbiano maggiore forza e che le misure possano avere una ricaduta più immediata sulla vita delle persone, serve proprio la riforma dei regolamenti”.
Mentre Fiano ricorda come la lotta al transfughismo sia stato uno dei punti dell’intervento di Letta quando è stato eletto segretario: “Nel suo discorso con il quale ha chiesto il voto dell’assemblea del partito, ha messo la battaglia contro il transfughismo al centro della propria azione. Oggi portiamo a compimento l’indirizzo che Enrico Letta aveva dato circa 100 giorni fa”.
 
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