Il padrone Grillo blocca il voto sul direttivo e nomina un comitato sullo statuto
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Il padrone Grillo blocca il voto sul direttivo e nomina un comitato sullo statuto

La decisione dopo la richiesta dei gruppi parlamentari di una mediazione per le nuove di regole del Movimento. Nel comitato Di Maio, Crimi e Fico

Beppe Grillo
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3 Luglio 2021 - 10.42


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Beppe Grillo l’altro giorno aveva rassicurato dicendo di non essere un padre padrone nei confronti del ‘suo’ MoVimento 5 Stelle, ma semplicemente un ‘papà premuroso’, ma a quanto pare sta continuando a comportarsi come tale.
La votazione sul comitato direttivo “è sospesa”. Lo ha annunciato Beppe Grillo. “Ho ricevuto dai gruppi parlamentari una richiesta di mediazione in merito agli atti che dovranno costituire la nuova struttura di regole del MoVimento 5 Stelle (Statuto, Carta dei valori, Codice Etico). Ho deciso di individuare un comitato di 7 persone che si dovrà occupare – ha spiegato – delle modifiche più opportune in linea con i principi della nostra comunità”.
Su Facebook Grillo ha spiegato chi farà parte del comitato, “composto dal presidente del comitato di garanzia Vito Crimi, dal capogruppo della camera Davide Crippa e del senato Ettore Licheri, dal capogruppo in parlamento europeo Tiziana Beghin, da un rappresentate dei ministri Stefano Patuanelli, da Roberto Fico e Luigi Di Maio”.
“Il comitato – ha aggiunto il garante M5s – dovrà agire in tempi brevissimi. La votazione sul comitato direttivo è quindi sospesa”. 
L’apertura di Grillo arriva nonostante  l’affondo di Crimi che aveva autorizzato il voto per il nuovo direttorio, come richiesto dal Garante, lasciando fuori Davide Casaleggio e formalizzando l’avvio del processo per l’elezione della nuova governance collegiale sul nuovo sito del Movimento
(Movimento5Stelle.eu), lasciando fuori anche il blog delle Stelle.
La mossa del comico, che anticipa quella eventuale di Giuseppe Grillo, è anche l’effetto del lavoro dei pontieri che nell’ombra hanno continuato a lavorare per evitare il baratro della scissione. Un lavoro portato avanti dallo stesso Luigi Di Maio che non ha abbandonato la speranza di poter raggiungere una tregua.
A spingere per la mediazione c’è stato anche il lavorio dei parlamentari che nelle assemblee dei gruppi avevano dato mandato ai loro presidenti di farsi portavoce per tentare anche loro una ricomposizione.
Gli eletti auspicavano un ritorno al dialogo per evitare di essere spettatori di uno scontro su uno Statuto che neppure avevano letto.
Anche al Senato, che era dato in gran parte orientato a propendere verso l’ex premier, un gruppo di 19 senatori ha preso carta e penna per sottoscrivere un appello all’unità.

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