Una fiducia illimitata in ambito giustizia verso la ministra Cartabia e la sua riforma.
“Ma certo che firmo i referendum sulla magistratura proposti dai Radicali e dalla Lega. E ti dico di più, del loro contenuto non mi importa nulla; anzi, arrivo a dire che non mi convince del tutto. Mi fido però”.
A dirlo è Paolo Mieli, giornalista e scrittore, due volte direttore del Corriere della Sera, che ripone la sua fiducia nei Radicali e nella ministra, “Ancora di più mi fido dei referendum, perché senza la loro spinta, temo che il lavoro della Guardasigilli finisca nelle secche”.
Alla domanda sul timore che la politica non voglia toccare i giudici per timore di finire processata, Mieli replica che “più che la paura può la pigrizia. Finché non gli capita in prima persona, il politico non si cura del problema; anzi, casomai gode quando viene indagato un avversario. Poi, quando alla sbarra ci capita lui, si avvolge la bandiera e denuncia la magistratura politicizzata, ma a quel punto è grottesco”.
Sui giudici, Mieli afferma che “sono ammaccati, non più indomiti, ma il loro potere reale non è stato minimamente intaccato”. Tra referendum e riforma Cartabia, “ci vuole un progetto olistico, che non persegua solo fini punitivi o di ridimensionamento. Quando sento discorsi vacui o fatti tanto per fare, come per esempio la sola separazione delle carriere, mi dico: ecco, le toghe la spunteranno anche stavolta. Vedrai”.