Scotto, vorrei cominciare dal Garante per l’Infanzia della Regione Umbria Maria Pia Castellani, in ottimi rapporti mi dicono con il senatore leghista Sinone Pillon. E’ riuscita a dire, senza giri di parole, che il ddl Zan è un lasciapassare per il sesso con gli animali e con le cose…
A me sembra che stiano uscendo dalle caverne trogloditi che credevano relegati a ruoli marginali, accusa il coordinatore di Articolo Uno rispondendo all’Agenzia SprayNews. Ci troviamo, ahimè, davanti a personalità della destra radicale che hanno gettato la maschera. Vogliono trascinare l’Italia dentro una dimensione oscurantista. Caricaturizzano per indole e scelta tutte le posizioni che prospettano un passo in avanti di civiltà, come nel caso del ddl Zan. Pensano solo a generare paura falsificando la verità. Una deriva estremamente preoccupante, che va respinta.
Il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari ha osservato che molte delle posizioni politiche di Matteo Renzi sono più vicine al centrodestra che al centrosinistra. Il ddl Zan sta diventando una merce di scambio in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica?
Molinari se ne rende conto oggi, ma è già da tempo che su molti terreni, a partire dalle ricette proposte in tema di politica economica, le posizioni di Renzi sono quelle di una destra liberale, che pensa che il mercato ce la possa da fare da solo e che il lavoro vada non protetto, ma precarizzato. L’agenda di Renzi è sempre stata un’agenda conservatrice. Non è mai stata un’agenda progressista. Non lo scoriamo oggi. E’ chiaro che in questo passaggio la sua vocazione appare sempre più evidente, ma era evidente, già durante la gestazione e la crisi del Governo Conte due e la nascita del Governo Draghi, che avesse tagliato i ponti con le politiche e gli ideali progressisti. Renzi è una personalità della politica che sostanzialmente pensa di rinnovare l’altro campo, il campo del centrodestra. Lo abbiamo in questo senso già visto all’opera nella defenestrazione di Giuseppe Conte. Certo, questo passaggio della legge Zan gli consente di accreditarsi anche con un pezzo di elettorato della Lega e, soprattutto, di preparare una strategia per il Quirinale.
Se son rose fioriranno…
Il messaggio Renzi lo ha lanciato in maniera chiara. Non c’è molto da ragionarci. Quando dice “attenzione, sul Quirinale bisogna sedersi a discutere con la destra, che ha il 46 per cento dei seggi”, fa implicitamente capire che, se aggiungo i miei seggi, eleggiamo il Presidente della Repubblica senza il centrosinistra. E’ evidente che sta provando a giocare una partita, ad accreditarsi presso un mondo sinora ufficialmente contrapposto e a tentare una ricollocazione politica. Dovesse riuscirci, avrebbe centrato un obiettivo che non difetta di spregiudicatezza. Riuscirebbe ad affermare esattamente la posizione opposta nel giro di pochi mesi.
A partire dal ddl Zan…
E’ proprio così. Italia Viva ha approvato il ddl Zan. Fra l’altro molti dei punti, che oggi vengono contestati, sono entrati nel disegno di legge proprio per iniziativa di Italia Viva.
Come andrà a finire?
Se uno fa due conti terra terra, l’ultima fiducia al Senato per il Governo Conte due ha registrato 156 voti a favore contro i 140 del blocco di centrodestra e le 16 astensioni di Italia Viva. Se il partito di Renzi confermasse il voto favorevole già espresso alla Camera e le 16 astensioni si aggiungessero ai voti del centrosinistra, non ci dovrebbero essere problemi ad approvare il ddl Zan nella sua integrità e a superare indenni anche lo scoglio eventuale del voto segreto. Se il leader di Italia Viva dovesse, invece, dire “io faccio la mediazione con il centrodestra, quindi o vi adeguate o al voto segreto salta il banco, le cose potrebbero radicalmente cambiare. Se così sarà, avremmo la conferma, se ce n’era bisogno, che Renzi ha cambiato strumentalmente posizione. Si scrive ddl Zan, ma in realtà si legge Quirinale e, andando più in là nel tempo, le elezioni politiche del 2023 e la prossima coalizione di centro destra che inserirà fra le sue file l’ex segretario del Pd Matteo Renzi.
Argomenti: matteo renzi