Alla fine Durigon si dimette e chiede scusa: ma poi attacca Conte, Lamorgese e sinistra
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Alla fine Durigon si dimette e chiede scusa: ma poi attacca Conte, Lamorgese e sinistra

Il leghista che voleva intitolare il parco di Latina a Arnaldo Mussolini e togliere la targa di Falcone e Borsellino ora fa sapere di non essere mai stato fascista e toglie il disturbo. Ma lo fa nel peggiore dei modi

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26 Agosto 2021 - 21.28


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Alla fine ha deciso si togliere il disturbo e lo ha fatto con una lunga lettera a metà tra l’arrampicata di specchi e Pinocchio. Con tanto di livore finale giusto per dimostrare la cifra etica della Lega.

 “Ho deciso di dimettermi dal mio incarico di governo che ho sempre svolto con massimo impegno, orgoglio e serietà”.

Lo annuncia il sottosegretario leghista all’Economia, Claudio Durigon in una lunga lettera diffusa dal suo partito.

Una decisione presa, aggiunge, “per uscire da una polemica che sta portando a calpestare tutti i valori in cui credo, a svilire e denigrare la mia memoria affettiva, a snaturare il ricordo di ciò che fecero i miei familiari proprio secondo quello spirito di comunità di cui oggi si avverte un rinnovato bisogno”.

La lettera

Un processo di comunicazione si valuta non in base alle intenzioni di chi comunica, ma al risultato ottenuto su chi riceve il messaggio: è chiaro che, nella mia proposta toponomastica sul parco comunale di Latina, pur in assoluta buona fede, ho commesso degli errori. Di questo mi dispiaccio e, pronto a pagarne il prezzo, soprattutto mi scuso. Mi dispiace che mi sia stata attribuita un’identità “fascista”, nella quale non mi riconosco in alcun modo. Non sono, e non sono mai stato, fascista. E, più in generale, sono e sarò sempre contro ogni dittatura e ogni ideologia totalitaria, di destra o di sinistra: sono cresciuto in una famiglia che aveva come bussola i valori cristiani.” Ha aggiunto lettera aperta in cui annuncia le sue dimissioni Claudio Durigon.

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 “Colgo l’occasione per precisare una volta per tutte il senso delle mie parole. Come indica chiaramente il mio cognome, io sono figlio, e nipote, di veneti immigrati, tanto tempo fa, nel Lazio e in particolare in quel dell’attuale Latina. Sono dunque nipote di “coloni”, italiani di tutta Italia che hanno partecipato a una grande opera, civica e civile al tempo stesso, di recupero di un territorio del nostro Paese che fu, per troppo tempo, svantaggiato e inabitabile. Mi riferisco alla bonifica dell’Agro Pontino.

Stiamo parlando del recupero di un’area con una superficie di circa 75.000 ettari, che per secoli è stata flagellata dalla malaria. Il progetto di recupero e valorizzazione fu un’opera immensa: dal 1926 al 1937, per bonificare le paludi dell’Agro, furono impiegate ben 18.548.000 giornate-operaio, con il lavoro di circa cinquantamila operai, provenienti da tutto il Paese.

Estirpata la malaria e recuperato il territorio, a seguire sorsero nuove città, di cui la prima fu, nel 1932, l’attuale Latina (all’epoca chiamata Littoria)”, sottolinea l’ex sottosegretario.

“Nella mia mal formulata proposta, io avevo a cuore solo l’idea di ricordare questa storia cosi’ intensa e così particolare, e ancora oggi così sentita nella zona di cui sto parlando (anche se mi rendo conto che essa è difficile da comprendere, e soprattutto da “sentire”, per un qualsiasi cittadino italiano che non sia di quella zona). E, soprattutto, non ho mai chiesto “l’intitolazione del parco al fratello di Mussolini”, come hanno riferito alcuni titoli di giornale, bensì semplicemente il ripristino del suo nome originario. Il nome “Arnaldo Mussolini” venne infatti scelto dai coloni e per decenni è rimasto tale, nonostante il susseguirsi dei sindaci e delle giunte. La mia vera colpa è che non mi dimentico di essere “figlio” della bonifica pontina.

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Così, ho dovuto constatare sulla mia pelle, con grande amarezza, che esistono professionisti della strumentalizzazione che hanno usato le mie parole per attribuirmi a tutti i costi un’etichetta che non mi appartiene, con l’unico fine di colpire me e il partito che rappresento. Si tratta di un’operazione che, come detto, mi ferisce profondamente e che non posso più tollerare.

Aggiungo che tutta questa polemica sta diventando l’alibi di chi, in malafede, intende coprire altri problemi: mi riferisco in particolare ai limiti del Viminale o delle incredibili parole di Giuseppe Conte sul dialogo con i talebani. E i vari professionisti della strumentalizzazione sono gli stessi che ancora oggi troppo spesso tacciono quando si negano i massacri delle Foibe, o appoggiano Paesi e organizzazioni che inneggiano all’uccisione degli ebrei e alla cancellazione dello Stato di Israele”, attacca Durigon.

‘Per tutto questo- conclude Durigon- per uscire da una polemica che sta portando a calpestare tutti i valori in cui credo, a svilire e denigrare la mia memoria affettiva, a snaturare il ricordo di ciò che fecero i miei familiari proprio secondo quello spirito di comunità di cui oggi si avverte un rinnovato bisogno, ho deciso di dimettermi dal mio incarico di governo che ho sempre svolto con massimo impegno, orgoglio e serietà. Gli Italiani da noi e dal governo si aspettano soluzioni, non polemiche. Quindi faccio un passo a lato, per evitare che la sinistra continui a occuparsi del passato che non torna, invece di costruire il futuro che ci aspetta. Io continuo, anche senza il ruolo di sottosegretario, a lavorare per difendere Quota 100 e impedire il ritorno alla legge Fornero, e a ottenere saldo e stralcio, rottamazione e rateizzazione per i 60 milioni di cartelle esattoriali che rischiano di partire da settembre, massacrando famiglie e imprese. Non solo. Il tempo che non passerò più al ministero lo dedicherò anche alle mie amate comunità di Latina e Roma: hanno bisogno di progetti, efficienza, sicurezza e lavoro, non di incapacità e polemiche. Da militante fra i militanti, avrò anche più tempo per raccogliere firme per i Referendum sulla Giustizia fino a settembre, così da arrivare a un milione di firme. Sperando di aver finalmente chiarito il mio pensiero, auguro buon lavoro a chi prenderà il mio posto. In un grande partito come la Lega siamo tutti sostituibili, tranne Matteo Salvini che ringrazio per il sostegno, la vicinanza politica, morale e umana che ha avuto nei miei confronti. Non da ultimo, ringrazio i tanti militanti, simpatizzanti o elettori che mi hanno inviato messaggi di vicinanza in questi giorni’.

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Insomma un altro che ‘non’ è fascista ma, giustamente, voleva ripristinare il nome di Arnaldo Mussolini scelto dai coloni… E, di grazia, signor ‘non fascista’ Durigon ci dica: sotto quale regime i coloni scelsero ‘liberamente’ il nome del fratello del dittatore criminale Mussolini? Chi c’era al potere nel 1934?

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