Landini insiste con il no al green pass per le mense di lavoro: "Si rendano gratuiti i tamponi"
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Landini insiste con il no al green pass per le mense di lavoro: "Si rendano gratuiti i tamponi"

Il segretario nazionale della Cgil: "La mensa non è un ristorante, ma è un servizio e un diritto di chi lavora. Il governo si prenda le proprie responsabilità"

Landini Cgil
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26 Agosto 2021 - 10.32


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Continua il testa a testa tra sindacati e governo sull’obbligo di Green pass nelle mense di lavoro.

A proseguire nella sua battaglia, è Maurizio Landini, segretario della Cgil.

“Per noi vaccinarsi è una responsabilità e un dovere sociale”, ma ”è il momento che Parlamento e Governo si prendano la loro responsabilità. Noi siamo d’accordo sull’obbligo vaccinale e non abbiamo, in principio, nulla contro il Green Pass, ma non va usato per aggirare l’inadempienza del Governo sulla legge”.

Inoltre “la mensa non è un ristorante, ma è un servizio e un diritto di chi lavora, già messa in sicurezza con i protocolli. Si rendano gratuiti i tamponi, non si può pagare per lavorare o per mantenere un diritto conquistato”.

“Siamo a un passaggio fondamentale per produrre un cambiamento del modello sociale e di sviluppo” e come sindacato “rivendichiamo che il mondo del lavoro sia messo nella condizione di poter partecipare e decidere sulle scelte che verranno compiute”.

Landini risponde alla proposta di Enrico Letta di rinverdire il Modello Ciampi, quando l’allora premier e i sindacati firmarono il Patto per la politica dei redditi e lo sviluppo. “Rispetto al 1993 non abbiamo bisogno di moderazione salariale, anzi il contrario” perciò “servono riforme precise, non è sufficiente un Patto generale di intenti. Siamo in un’altra fase storica e quel modello non rappresenta la complessità della situazione attuale”, precisa Landini, che analizza: “Nel 1993 dovevamo entrare in Europa, oggi dobbiamo costruire una nuova Europa e c’è bisogno di fare riforme: fisco, pensioni, diritti dei lavoratori, una politica industriale che manca da venti anni. Serve un sistema partecipato per poter intervenire su diverse scelte”.

Landini chiede “lavoro stabile e di eliminare la precarietà” e si dice “contrario a chi pensa che occorra cancellare un istituto che combatte la povertà” come il reddito di cittadinanza, ma “serve migliorarlo dal punto di vista dell’accesso ai servizi: casa, scuola, etc” anche perché “il lavoro povero o il part time involontario coinvolge almeno 4-5 milioni di lavoratori poveri, soprattutto giovani e donne”.

Su questo particolare aspetto Landini dice che “servirebbe una legge sulla rappresentanza che riconoscesse i contratti nazionali firmati da sindacati davvero rappresentativi”.

Quanto ai licenziamenti, il segretario della Cgil sostiene che “essere riusciti a strappare il ricorso alla Cig, anziché licenziare, può consentire ai lavoratori di essere tutelati e alle imprese di riorganizzarsi. E per i settori che hanno la scadenza al 31 ottobre, fino alla riforma degli ammortizzatori è necessario il prolungamento del blocco dei licenziamenti”.

Sul tema, molto discusso, delle delocalizzazioni, dice che “non si tratta solo di definire delle regole, peraltro presenti in altri paesi europei, ma di politica industriale. Dietro casi come Gkn, Gianetti, Whirlpool, in realtà c’è il tema del ruolo pubblico nell’economia”.

 

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