Donato va via: Salvini e la 'linea Bolsonaro' perdono terreno nella Lega
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Donato va via: Salvini e la 'linea Bolsonaro' perdono terreno nella Lega

L'addio dell'europarlamentare filo no-vax è un colpo per la deriva di Capitan Nutella le cui scelte sono sempre più in discussione

Francesca Donato
Francesca Donato
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21 Settembre 2021 - 17.54


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Governisti temperati contro fan di Trump e Bolsonaro. Con Salvini che gradualmente perde peso ma non può essere scaricato perché tra i colonnelli leghisti (escluso Zaia) non c’è ancora nessuno che potrebbe prendere le redini della Lega senza causare un brusco calo dei consensi.
Malumori, scontri e idee diverse. In Lega, però, la parola d’ordine, per tutti, è quella di tenere il profilo più basso possibile, non dando nessuna sponda a chi dipinge il partito di Matteo Salvini in guerra. Con i governisti convinti (Giancarlo Giorgetti e i presidenti delle regioni guidate dal Carroccio, a partire dal Veneto di Luca Zaia e dal Friuli di Massimiliano Fedriga), da una parte e i vari Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Armando Siri e Roberta Ferrero, da sempre critici sulle misure ‘restrittive’ del governo, sia sul green pass, che sulla vaccinazione per tutti, sul fronte opposto. Senza contare l’addio di Francesca Donato maturato nelle ultime ore.
Fatto sta che Salvini, dopo aver cercato di mantenere unito il partito, non senza equilibrismi e cambi di parere repentini, deve prender atto della mossa di Donato, eurodeputata e volto noto della Lega, paladina del no al certificato verde, che da oggi non è più nel gruppo. “Non potevo continuare ad ignorare il malessere mio e di tante donne e uomini del partito davanti allo scempio delle scelte liberticide del governo Draghi”, ha spiegato. Per lei possibile un prossimo ingresso in Fdi (“Meloni è coerente”), oppure in Italexit di Paragone. 
Minimizza Salvini: “Chi va via lo ringrazio, lo saluto e tanti auguri”, dice a Siena, tagliando corto.
Retroscena sull’addio di Donato parlano di una trattativa non andata a buon fine. A Strasburgo le era stato chiesto di aspettare il voto delle amministrative prima di fare il passo indietro, evitando di dare agli elettori l’immagine di un partito diviso. Ma lei ha scelto diversamente.
Dura la replica dei vertici leghisti in Ue: “Proseguiamo il nostro lavoro e non diamo adito alle polemiche di chi, dopo aver messo in cattiva luce la Lega per giustificare il suo abbandono, getta discredito sui colleghi. Nel nostro gruppo non c’è spazio per chi agisce in questo modo”, scrivono Marco Zanni, presidente del gruppo Id e Marco Campomenosi, capo delegazione Lega.
L’addio di Donato, segue di qualche mese quello del collega Vincenzo Sofo, scettico della prima ora sul governo Draghi, che sbattè la porta dopo il voto di fiducia della Lega a Draghi, lo scorso 18 febbraio. In quella occasione anche il deputato Gianluca Vinci, in dissenso dal partito votò contro il nuovo governo. Sia Sofo che Vinci hanno trovato posto in Fdi.
Ora l’attenzione è alta sugli altri ‘frondisti’ del partito. I nomi sono quelli della foto di piazza del Popolo, dello scorso 28 luglio, in cui i vari Bagnai, Borghi, Siri, Pillon e Ferrero si sono ‘mischiati’ con il popolo no-vax e no-green pass. Il responsabile economico della Lega, il senatore Bagnai fa sapere di essere al lavoro su altro: “Mi occupo di temi fiscali”, scandisce a chi gli chiede del green pass. Silenzio da parte degli altri, che non sembra vogliano affatto voler seguire l’esempio della Donato.

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