Il Viminale dopo l'assalto fascista alla Cgil: tre i motivi di preoccupazione
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Il Viminale dopo l'assalto fascista alla Cgil: tre i motivi di preoccupazione

C'è un'allerta generale per i prossimi cortei, dopo l'assalto alla Cgil: cambierà quindi la gestione delle piazze. Preoccupa anche "Salto di qualità" delle frange più estreme. Meloni e Salvini contro Lamorgese

Lamorgese
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11 Ottobre 2021 - 09.25


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Gli scontri di ieri nel centro di Roma hanno lasciato il segno, al Viminale e negli apparati di sicurezza.
Perché, ragionano gli esperti analizzando a mente fredda le dinamiche di quello che è avvenuto in piazza, ci sono almeno tre motivi di preoccupazione.
Il primo è che c’è stato quel “salto di qualità” da parte delle frange più estreme che hanno infiltrato la protesta e che è stato chiarissimo nel momento in cui un gruppo di forzanuovisti ha puntato sulla sede della Cgil.
Il secondo nasce invece dalla certezza che non sarà più possibile, come è stato nei mesi di emergenza Covid, adottare la sola strategia di ‘contenimento’ delle piazze, il che significa mettere in conto contrapposizioni più dure con i manifestanti. E le minacce di Forza nuova non fanno che confermare questa consapevolezza. “La rivoluzione popolare non fermerà il suo cammino, con o senza di noi. La giornata di ieri fa da spartiacque tra vecchio e nuovo, il popolo ha deciso di alzare il livello dello scontro”.
La terza preoccupazione, infine, nasce dal fatto che – al netto di una sottovalutazione, che in parte c’è stata visto che dalle previsioni erano attese mille persone e invece ne sono arrivate 10mila – l’organizzazione delle proteste, e dei disordini, viaggia ormai solo su chat e social. Dunque servono contromisure adeguate per intercettare queste dinamiche e non trovarsi più spiazzati.
Di tutto questo si parlerà mercoledì nel Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Prima però il ministro dovrà affrontare un’altra grana,: l’attacco di Giorgia Meloni e, a ruota, di Matteo Salvini. La leader di Fdi ha definito “pessima” la gestione dell’ordine pubblico, ma sono le parole di Salvini che potrebbero aprire l’ennesima crepa nell’esecutivo.

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“Chiederemo al ministro cosa sapeva e cosa non sapeva. Come sta passando il suo tempo? Com’è possibile che Castellino fosse là? Se sapeva è incapace. Chi sbaglia paga, gli estremisti violenti come il ministro” dice il leader della Lega. Lamorgese, che già ieri aveva difeso le forze di polizia parlando di “equilibrio e professionalità” mostrato dagli uomini in piazza, non replica.

Ma l’incontro tra i vertici delle forze di polizia e degli apparati d’intelligence di mercoledì – già in programma da tempo con al centro l’organizzazione, dal punto di vista della sicurezza, del vertice del G20 che si terrà a fine mese a Roma e sul quale c’è già un’attenzione altissima – servirà anche come risposta agli attacchi e soprattutto per mettere a punto la strategia per le prossime settimane visto che, al Viminale ne sono convinti, l’onda di rabbia non si è certo esaurita ieri.
Ogni manifestazione che si terrà nei prossimi giorni, a partire da quella dei Cobas di lunedì sempre a Roma, potrebbe diventare l’occasione per una contrapposizione dura. Inoltre, l’entrata in vigore dell’obbligo del green pass venerdì in tutti i luoghi di lavoro – scelta che il governo non modificherà – potrebbe accendere focolai di protesta ovunque, dai ministeri alle fabbriche fino ai trasporti pubblici.

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Massima attenzione, dunque, e cambio di strategia, con i dispositivi di sicurezza che dovranno essere adeguati a questa nuova realtà. Sia quelli di prevenzione, che resta l’elemento chiave per evitare che poi le manifestazioni si trasformino in guerriglia urbana, sia quelli per l’ordine pubblico. Tradotto vuol dire che si lavorerà per impedire le partenze e per monitorare con più incisività gli ambienti più a rischio.

Cambierà anche la gestione della piazza: per tutto il periodo Covid le parole magiche dell’ordine pubblico sono state ‘contenimento’ e ‘dialogo’: di fatto, nonostante le autorizzazioni fossero per manifestazioni ‘statiche’, più volte sono stati consentiti cortei non autorizzati. Non accadrà più: sarà sempre garantita la possibilità di esprimere il proprio dissenso ma ci sarà assoluta fermezza nei confronti di chi punta a alzare la tensione e a strumentalizzare le piazze.
Da Roma è arrivato poi un altro segnale, col quale bisogna fare i conti. In strada non c’erano solo gli estremisti ma tanta, tantissima gente “non inquadrata”. Un dato di fatto che, sottolineano qualificate fonti di sicurezza, non nasce ieri e la cui radice va rintracciata nell’atteggiamento di certa politica, anche di governo – leggi Lega – i cui comportamenti ondivaghi non fanno altro che alimentare un malcontento già diffuso in certi strati sociali e allo stesso tempo indeboliscono e minano le scelte dell’esecutivo. C’è poi un’ultima questione che chiama in causa sempre la politica: pensare che si sarebbe potuto intervenire massicciamente nel centro di Roma è follia o un’idea di chi non conosce la piazza. in strada c’erano migliaia di cittadini e turisti che si aggiravano nei vicoli del centro. Se si fosse intervenuto con decisione, i danni sarebbero stati ben maggiori. Certo, si poteva sbarrare piazza del Popolo, ma a che prezzo?

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