Peggio essere laziali o fascisti? O forse sono peggio le battutine di Maria Teresa Meli?
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Peggio essere laziali o fascisti? O forse sono peggio le battutine di Maria Teresa Meli?

Su Agorà un'ospite della trasmissione si è lasciata andare a battutine che nemmeno Pio e Amedeo. Può il servizio pubblico farsi portatore di offese e rilanciare luoghi comuni

Tifosi della Lazio
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21 Ottobre 2021 - 17.44


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Sulla Rai – servizio publico – si è parlato del saluto romano fatto dal falconiere Juan Bernabé e che è stato giustamente sospeso dalla società ed oggetto di durissime critiche.

Un gesto esecrabile compiuto pochi giorni dopo l’assalto fascista alla Cgil istigato da un noto tifoso della Roma (Castellino) e alla presenza di tifosi di altre squadre.

Tuttavia i laziali (il popolo laziale nella sua interezza) sono presentanti indistintamente come una masnada fascista, mentre le malefatte degli altri sono errori dei singoli che non riguardano tifoserie. 

Chi studia scienza della comunicazione sa bene che così nascono i luoghi comuni, gli stereotipi che sono sempre la premessa per cose ben peggiori.

E così su Agorà, tra le risate scomposte, la signora Maria Teresa Meli, immaginiamo nell’ansia di fare la simpatica, ha detto: “Per come la vedo io non so se sia peggio essere laziale o fascista…”.

Tanto per far partecipare una trasmissione del servizio publica alla competizione dei luoghi comuni ai danni dei tanti tifosi della Lazio, nella stragrande maggioranza democratici e antifascisti e che non sono peggio dei seguaci di Mussolini.

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Battutine? Simpatici sfottò? No. Offese, visto che il fascismo è stata una dittatura criminale e visto che il fascismo è reato.
Voleva solo far ridere?  Non era necessario far peggio di Pio e Amedeo e peggio di Alessandra Mussolini che disse “Meglio fascista che frocio”.

E alla fine chi è peggio? I fascisti? I laziali o Maria Teresa Meli?
Battutina per battutina ci aspettiamo una bella risata da Agorà.

Oppure – come c’è da aspettarsi – una precisazione: 

O magari invitare in studio Giancarlo Governi che potrebbe raccontare come la Lazio nacque nel 1900 come società di liberi e uguali mentre il fascismo fu l’artefice anni dopo della nascita di un’altra squadra che non aveva come simbolo l’aquila.
Magari farebbe chiarezza di tanti luoghi comuni che a quanto pare vengono rilanciati dal servizio pubblico.

Oppure Riccardo Cucchi, oppure un altro. Del resto di laziali capaci di volare alto senza battutine o offendere il prossimo ce ne sono tanti. 

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