Con 190 voti favorevoli è stato approvato dal Senato il Dl Infrastrutture, che in questo modo diventa legge.
All’interno di questa legge si vieta “qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto” sia discriminatorio con riferimento anche all’identità di genere. Un’aggiunta che associazioni che diverse volte hanno affisso cartelloni accusati di omofobia, come Pro Vita e Famiglia, hanno preso molto male: “Da oggi associazioni pro vita e pro famiglia come la nostra avranno sulla loro testa la scure della censura e del bavaglio sui temi quali il gender, l’ideologia Lgbt e l’identità di genere. La discriminazione voluta dal Ddl Zan alla fine è diventata realtà, semplicemente sotto falso nome”.
“La dittatura gender non è entrata con il cavallo di Troia del ddl Zan e ora surrettiziamente il Governo Draghi l’ha inserita ugualmente nel Dl trasporti con un emendamento liberticida, a causa del quale non sarà più possibile fare affissioni o camion vela contro il gender, l’utero in affitto e le adozioni per coppie omosessuali. In più, come se non bastasse – aggiunge Jacopo Coghe, vicepresidente della onlus – è stata legittimata la fluidità di genere, come al solito sotto le mentite spoglie delle discriminazioni”.
“Abbiamo già sperimentato in passato – conclude la nota di Pro Vita & Famiglia – censure sui nostri manifesti, quando alcuni Comuni hanno bloccato o stracciato le nostre affissioni per norme simili. Non ci siamo arresi allora e non ci arrenderemo ora. Faremo sempre sentire la nostra voce perché la libertà di espressione è sacra ed è sancita dalla Costituzione che, proprio oggi, 4 novembre, è stata ignorata e violata da governo e Senato”.
“Il 23 luglio scorso il presidente della Repubblica aveva scritto una lettera in merito alla decretazione d’urgenza richiamando al principio della omogeneità del contenuto delle norme di un decreto-legge. Oggi, in questo dl sulla sicurezza e gli investimenti nelle infrastrutture, viene introdotta una misura ideologica che limita in modo ambiguo e per questo particolarmente pericoloso la libertà di espressione. In particolare introduce nuovamente il concetto di “identità di genere” tipica espressione della nefasta ideologia gender, appena respinta nel Ddl Zan. Questo provvedimento arriva ora al Senato blindato col voto di fiducia, come già alla Camera. Se qualcuno vuol fare passare lo faccia a viso aperto e non tappando la bocca ai parlamentari. Siamo di fonte ad un ennesimo sfregio del Parlamento e al popolo che esso rappresenta”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan in discussione sul dl Trasporti.