Renzi lo abbiamo combattuto quando le procure tacevano, i padroni applaudivano e i media dormivano 
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Renzi lo abbiamo combattuto quando le procure tacevano, i padroni applaudivano e i media dormivano 

La questione morale che emerge dalle carte di Firenze e la disinvoltura con cui venivano costruite macchine del fango sono il prodotto di un’idea della politica che cancella il conflitto sociale

Matteo Renzi
Matteo Renzi
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Arturo Scotto Modifica articolo

14 Novembre 2021 - 15.33


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Non c’era bisogno di leggere mail spregevoli e tentativi di sabotaggio di avversari politici e giornalisti per sapere cosa sia stato il renzismo in questo paese.

D’altra parte, il circo Barnum che lo ha adulato nella sua ascesa, digerito durante il suo potere e poi infine sputato (nella migliore tradizione del trasformismo italico) quando è caduto dalla seggiola per via elettorale, il massimo che poteva produrre era una copia apocrifa di House of Cards alla amatriciana. 

Rondolino, Carrai e compagnia bella sono carta conosciuta, l’apoteosi della spregiudicatezza, l’aspirazione provinciale e un po’ patetica a diventare razza padrona. 

Un puro esercizio di cinismo che non può essere solo ridotto a un giudizio estetico sul degrado del dibattito politico. 

Non è insomma un problema di cattiva educazione. 

La questione morale che emerge dalle carte della Procura di Firenze e la disinvoltura con cui venivano spesi soldi e costruite macchine del fango sono il  prodotto di un’idea della politica che cancella il conflitto sociale, che diventa ascara dei poteri che contano, che perde autonomia, che considera i partiti uno strumento per una scalata sociale individuale e non un’idea di emancipazione collettiva. 

Leggi anche:  Renzi polemico: "Con la linea Schlein si vince, in Liguria con la linea Travaglio si perde"

Sono la proiezione di una lettura feudale dei rapporti di forza nella società. 

Per questo li abbiamo combattuti prima, quando le procure tacevano, i padroni applaudivano, i media dormivano. 

Bastava guardarli all’opera per capire dove andavano a parare con il loro avventurismo e la loro arroganza. 

Esattamente dove abbiamo deciso di non andare noi. 

So che in pochi lo riconosceranno, ma ricordarlo ogni tanto fa bene al cuore e alla mente e anche a rinnovare le ragioni di un impegno.

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