Ciriaco De Mita parla del senso di responsabilità, che a suo avviso mancherebbe, nei partiti che dovranno eleggere il prossimo capo dello stato. E di un parlamento diviso, sottolinea, ”rispetto ai miei tempi, quando Francesco Cossiga fu eletto con 752 voti. L’idea di scaricare sul Quirinale le tensioni che agitano il sistema dei partiti non è corretta – aggiunge – È un pericoloso espediente, oltre che un evidente scarico di responsabilità.
Per altro, al momento – ripeto, al momento – mi pare anche un’idea votata al completo fallimento. La mia impressione è che Mattarella si sia posto – e ora stia ponendo agli altri – un problema che non ha nulla di personale. Ritiene – e lo ritengo anch’ io – che la questione riguardi ormai la salvezza dell’organo costituzionale Presidenza della Repubblica così come lo abbiamo conosciuto e lo conosciamo: il punto più alto di ogni garanzia democratica non può esser continuamente strattonato dai partiti o trasformarsi in camera di compensazione delle loro tensioni”.
La via maestra per l’elezione del presidente della Repubblica resta quella del Parlamento. Poi, certo, c’è il problema dello stato dei partiti e della pletora di leader solitari – soli, direi – che calcano la scena, che forse non piacciono più nemmeno agli elettori. Guardi la Lega, che declino. Chi sono questi giovani leader in campo? Chi rappresentano? E controllano davvero i partiti e i parlamentari che guidano? Esiste ancora un centrodestra o esistono solo dei capi con dietro un popolo disorientato? E il centrosinistra? Cosa sta diventando?”.
Il risultato? 752 voti alla prima votazione. Erano altri tempi ma era soprattutto un’altra politica. Che aveva senso di responsabilità, ed anche coraggio: perché ci sono momenti in cui la politica esige personalità politiche. Non sempre è tempo di tecnici o di intellettuali. E soprattutto, non sempre si può chiedere a loro di tirar via le castagne dal fuoco”.