Il nuovo presidente della Repubblica dovrà essere una figura al di sopra delle parti: così l’hanno pensata i padri Costituenti e così è sempre stato. Come scrive Paolo Molinari – Agi – Enrico Letta fissa paletti precisi sull’identikit del presidente della Repubblica che sarà eletto all’inizio del 2022.
Ma l’identikit è quanto di più lontano ci sia da Silvio Berlusconi, con buona pace dei leader del centrodestra che proprio sul presidente di Forza Italia sembrano voler puntare.
Certo, a escludere Berlusconi dalla corsa è, per Letta, il suo essere leader politico di un partito. Ma poi il segretario Pd aggiunge, a margine dell’Agorà dedicata a giovani e Next Generation Eu: “Ci sono tanti motivi per cui non è quello l’identikit. Deve essere una figura super partes e non un capo politico. Il presidente della Repubblica non lo è mai stato”.
Quello di Letta, tuttavia, non è un veto su un singolo quanto “un messaggio a tutto il sistema politico. è un messaggio per chiedere di rinfoderare le baionette. Deve vincere il Paese con un presidente o una presidente della Repubblica eletto da una maggioranza la più larga possibile”.
La ‘baionetta’ rappresentata da Berlusconi rischia, per Letta, di creare un “grave vulnus”. Il presidente della Repubblica è un garante per tutti e non è un caso che fino ad oggi la prima carica dello Stato non sia mai stata ricoperta da un leader di partito, è il ragionamento.
“Il ruolo del presidente della Repubblica è unico, così lo hanno disegnato i costituenti sottolinea il numero uno del Nazareno Rappresenta un arbitro, un motore, un garante che dà voce a tutti i cittadini. Da qui si capisce la delicatezza del profilo che deve avere. Rivedendo i 12 presidenti viene fuori che non c’è mai stato nessun leader o capo politico. E non è un caso. Serve una figura di spiccata sensibilità delle istituzioni”.
Per questo, “dobbiamo continuare con presidenti istituzionali, consensuali, in grado di rappresentare tutto il Parlamento”. A sottolineare di non voler porre veti o avvelenare pozzi, Letta conferma la disponibilità ad un confronto largo, che coinvolga anche Fratelli d’Italia, l’unica formazione del centrodestra che non sostiene il governo. “L’elezione del presidente sottolinea è il momento più alto in cui l’unità del Paese e l’unità delle istituzioni devono definirsi e servono dialogo, correttezza e riconoscimento reciproco”.
Per questo “un presidente della Repubblica eletto con soli 505 voti sarebbe un vulnus molto grave che il Paese non si può permettere”. Ancora una volta il riferimento indiretto è al centrodestra che solo con un’intesa con Italia viva e eventuali battitori liberi potrebbe arrivare a superare di poco il quorum dei 505 voti necessari dalla quarta elezione (la metà più uno dei 1009 grandi elettori che a gennaio voteranno il nuovo capo dello Stato).
In ogni caso anche il centrosinistra farà la sua mossa, dopo l’asse che sembra abbiano voluto siglare ieri lo stesso Letta e il presidente del M5s, Giuseppe Conte, che si è detto pronto a “un’iniziativa comune” con il Pd per convergere “su una figura di alto profilo morale”, ricordando che pur essendo il Movimento il principale partito presente in Parlamento in questo momento è necessario “un ampio coinvolgimento di tutti. Mi fa sorridere chi parla di primato e chi si assume l’iniziativa di fare nomi”, ha sottolineato l’ex premier. “Confrontiamoci insieme, valutiamo le differenti sensibilità e cerchiamo un risultato condiviso”.
Argomenti: enrico letta