Vertice tra Letta, Conte e Speranza. Fonti: siglato patto di consultazione in vista del voto per il Quirinale
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Vertice tra Letta, Conte e Speranza. Fonti: siglato patto di consultazione in vista del voto per il Quirinale

Nell’incontro a Roma i tre leader di Pd, M5s e Articolo 1 avrebbero concordato di coordinarsi da qui al voto di gennaio e di portare avanti un tentativo di larga convergenza sul nome del nuovo presidente della Repubblica

Vertice tra Letta, Conte e Speranza. Fonti: siglato patto di consultazione in vista del voto per il Quirinale
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22 Dicembre 2021 - 11.28


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In questi giorni si sono fatti molti nomi per il Quirinale, tra i quali ha fatto capolino quello di Berlusconi stroncato, però, dal MoVimento 5Stelle.

Ora si cerca di prendere tempo, coprire le proprie mosse per evitare di arrivare in affanno al momento delle scelte importanti. Dopo giornate segnate da veti incrociati, scontri e polemiche, i partiti sembrano aver trovato, almeno ufficialmente e per oggi, un tacito accordo nel rinviare uscite pubbliche sul Quirinale a dopo le feste natalizie.

Detto questo, sotto traccia continua il confronto. In serata trapela la notizia di un incontro tra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Un patto di consultazione in vista del voto per il Quirinale sarebbe stato siglato. Nell’incontro a Roma i tre leader di Pd, M5s e Articolo 1 avrebbero concordato di coordinarsi da qui al voto di gennaio e di portare avanti un tentativo di larga convergenza sul nome del nuovo presidente della Repubblica.

Insomma, tiene questa sorta di tregua sancita tra i veri king maker e gli aspiranti tali, per fare i conti con le dinamiche interne ai singoli gruppi e evitare di entrare troppo presto nel tritacarne del toto-nomi. Non a caso Letizia Moratti si fa da parte chiarendo che è Silvio Berlusconi “l’unico nome per del centrodestra”.

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“Io – ha aggiunto – mi occupo di sanità in Regione Lombardia”. Da Arcore raccontano che il significato del pranzo Moratti-Meloni ”è stato molto gonfiato”. Non ci sarebbe ira quindi da parte di Berlusconi. Secondo diverse fonti del centrodestra, i sarebbe parlato di Lombardia. C’è chi ipotizza che proprio Moratti potrebbe essere il prossimo candidato Presidente, ove mai la Lega volesse mollare la guida della Regione.

Insomma, il mantra di queste ore è: ci si occupi di pandemia, di bilancio, di lotta al caro bollette, invece che di manovre sul Colle. Un comune sentire sintetizzato bene da Osvaldo Napoli, di Coraggio Italia, secondo cui i vari leader attuali rischiano di somigliare ai musicisti del felliniano “Prove d’Orchestra”, in cui il direttore d’orchestra, un signore tedesco, “cerca di accordare fra loro orchestrali indisciplinati, ognuno dei quali si ritiene decisivo e indispensabile alla buona riuscita del concerto. Il risultato era l’anarchia completa, mentre rumori sordi e gracchianti prendevano il posto della sinfonia”.

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Per evitare questo rischio, da giorni il segretario del Pd Enrico Letta invita tutti ad aspettare il 2022 per sapere la linea del suo partito: così oggi arriva la convocazione per il 13 gennaio di una riunione congiunta dei gruppi parlamentari e della Direzione Pd “per impostare – recita una nota del Nazareno – il percorso di elezione del nuovo capo dello Stato”. Ma anche nel centrodestra si punta a guadagnare tempo.

Giovedì è stato convocato un vertice dei leader a Villa Grande, aperto anche ai dirigenti delle forze minori del centro, Giovanni Toti (Coraggio Italia), Maurizio Lupi (Noi con l’Italia) e Lorenzo Cesa (Udc). Ma il menù del pranzo, almeno nelle intenzioni di Matteo Salvini, non prevede il piatto forte del Quirinale. “Ce ne occuperemo a gennaio. Come centrodestra, ci troveremo giovedì, non solo i principali partiti ma tutti, per parlare di taglio di tasse, di fondi europei. Del Quirinale – ribadisce il segretario leghista – parlarne adesso serve a poco o niente”. Sulla stessa linea Matteo Renzi: “Fino al 10 gennaio non succede niente, chi chiacchiera ora – assicura il segretario di Italia Viva – non conta, chi conta non chiacchiera”.

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Detto questo si parla, eccome, di un passaggio che segnerà inevitabilmente la stabilità del governo e il destino della legislatura. Secondo il dem Andrea Marcucci, “se c’è o ci sarà un accordo dei partiti su Draghi al Quirinale, si cominci a parlare anche del candidato o della candidata per la successione a Palazzo Chigi e sulle garanzie per la legislatura che deve completare le riforme”.

Al riguardo, nei “pour parler” del Transatlantico prende sempre più piede l’ipotesi che se Draghi salisse al Colle sarebbe Marta Cartabia a prendere il suo posto a Palazzo Chigi. Una staffetta che, s’ipotizza sempre a Montecitorio, potrebbe essere agevolata se accompagnata dalla decisione di nominare come senatori a vita sia Romano Prodi, sia Silvio Berlusconi.

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