In due interviste, i governatori leghisti Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, come ben riassume l’Huffington post, pur con intonature diverse, allontanano l’ipotesi su cui si dovrebbe esprimere il prossimo Consiglio dei ministri, probabilmente già il 5 gennaio.
Dice Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, in un’intervista alla Stampa che le attuali limitazioni prese dal Governo sono “assolutamente incisive” e non bisogna andare oltre, alimentando scontri sociali.
“L’obiettivo è vaccinare tutti non creare tensioni. Qualcuno ci spieghi quale sarebbe la modalità per la vaccinazione obbligatoria. Mandiamo la forza pubblica? Mi rifiuto di pensare che un Paese civile possa fare una cosa del genere. E se si decidesse di dare delle multe come in Germania allora tutto ciò non avrebbe nulla a che fare con l’aspetto sanitario ma alimenterebbe solo il bacino dei furbetti. Ribadisco: si spieghi come si intende attuare altrimenti lasciamo stare”.
Zaia sottolinea che “di gente che pensa di avere la bacchetta magica in giro ce n’è parecchia. Ma un conto sono le belle parole un conto è la realtà. L’unica soluzione è vaccinare e proteggersi”. La preoccupazione del governatore veneto è relativa al tracciamento.
″È semplicemente impossibile. Vuole un esempio. Oggi in Veneto abbiamo più di diecimila contagiati. Vorrebbe dire fare diecimila telefonate (in un giorno, eh? ) che si tradurrebbero in almeno altri 100mila contatti. Ci si rende conto? C’è da dire che però, a fronte di una punta di contagi mai vista, rispetto all’anno scorso, abbiamo comunque meno della metà dei ricoveri perché i vaccini stanno funzionando. Viceversa, il Veneto sarebbe chiuso e con tantissimi morti in più. Si pensi inoltre che l’80 per cento dei ricoverati in terapia intensiva è no vax, che rappresentano il 13 per cento dei veneti”.
Dice al Corriere della Sera Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, che nelle ultime decisioni del Governo “sono state accolte quasi tutte le nostre richieste, a conferma di una buona collaborazione con l’esecutivo”. Aggiunge che per ulteriori estensioni del green pass rinforzato è “necessario attendere” 10-15 giorni.
“Noi possiamo anche arrivare a quel risultato, ma a due condizioni: escludere chi è esentato per patologie certificate; fare una valutazione sulla legge 210 del ’92 affinché venga interpretata in modo tale che lo Stato garantisca il risarcimento ai cittadini che dovessero subire danni dai vaccini”, anche se su questo punto “ci sono interpretazioni della Consulta”, tuttavia “se riteniamo, come anch’io credo fermamente, che i vaccini non siano pericolosi, rassicuriamo i cittadini con quella previsione”… Non continuiamo a buttare la palla in avanti. Non si può firmare un decreto dietro l’altro senza che si sia atteso che il precedente abbia dato i suoi effetti. Tra 10-15 giorni valuteremo a che punto è l’emergenza e decideremo con maggiore cognizione di causa”.
Più in sintonia con Fedriga, sempre nel centrodestra, è Mariastella Gelmini, intervistata dal Giornale. Secondo la ministra degli Affari Regionali, se l’emergenza morderà ulteriormente, si dovrà intervenire.
“Con il provvedimento di ieri abbiamo stretto ancor di più le maglie, prescrivendo la necessità del pass rafforzato anche per il trasporto pubblico locale, per alberghi e strutture ricettive, feste, sagre e fiere, piscine, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto. E speriamo che questo ci consenta di ridurre ancora la platea dei non vaccinati. Diversamente saremo costretti a prendere un provvedimento più onnicomprensivo, che evidentemente prevedrà nuove restrizioni anche e soprattutto per i non vaccinati, visto che sono loro ad occupare le terapie intensive. Abbiamo di fronte a noi due settimane cruciali per comprendere l’impatto sulle ospedalizzazioni e sulle terapie intensive di questo nuovo picco di contagi: l’auspicio è che venga confermata la minore pericolosità della Omicron. Se così non fosse, siamo pronti a fare tutto ciò che serve come l’estensione ulteriore del super green pass”.