Senatrice Bellanova, il risultato ottenuto da IV alle suppletive nel Collegio di Roma centro ha sorpreso gli osservatori. Che significato ha secondo lei?
Osservatori poco attenti, direi, osserva la Presidente di Italia Viva rispondendo a SprayNews. Valerio Casini, il candidato di Italia Viva per le suppletive a Roma, aveva già guadagnato un ottimo risultato nelle amministrative del 2013 e del 2016, ed era risultato il più votato nella lista Calenda sindaco. Classe dirigente giovane, dinamica, appassionata, che ancora una volta ha voluto con grande generosità spendersi per Roma.Quel 13 per cento conferma il radicamento di Valerio e restituisce un dato politico significativo: lo spazio del riformismo esiste e va coltivato, motivato, rafforzato. Nonostante la bassa affluenza e nonostante un tempo brevissimo di campagna elettorale, reso peraltro ancora più complicato peraltro dalla nuova emergenza covid, lo leggo come una conferma sulla necessità e bontà di un lavoro dove la via maestra è la politica per l’individuazione di uno spazio capace di andare ben oltre gli schemi e le alleanze così amati dalle nomenclature.E’ lo spazio che dal 2019 con Italia Viva, proprio insieme a ragazze e ragazzi come Valerio, abbiamo scelto di far esistere e praticare, con una consapevolezza: è necessario fare crescere nuove classi dirigenti, giovani, competenti, capaci, che nel misurarsi con il governo delle cose dimostrano come la soluzione dei problemi sia possibile a patto di volerli affrontare misurandosi con la complessità invece che cavalcarli per asfittiche e sempre meno comprensibili rendite di posizione.
Matteo Renzi ha ribadito che Berlusconi non ha i numeri e che Italia Viva non lo voterà. Le chiedo se anche lei esclude sorprese e perché la candidatura di Berlusconi non va bene?
Che vuol dire sorprese? I numeri sono i numeri e allo stato delle cose si registra, peraltro attraverso le parole di Vittorio Sgarbi, che quell’operazione cosiddetta scoiattolo non è andata a buon fine – operazione che io considero scellerata – che la candidatura di Silvio Berlusconi non ha i numeri necessari, che il centro destra è molto meno coeso di quanto lo si voglia fare apparire. Non discuto le ambizioni personali. Dico però che ritirarsi con onore dopo aver dimostrato di avere in mano la leadership del centro destra, magari a quel punto indicando un nome di indubbia terzietà e autorevolezza, capace di raccogliere la totalità o comunque la maggior parte dei consensi, sarebbe la soluzione migliore. Anche per Berlusconi.
Parla di operazione scellerata, perché? Non è legittimo tentare di allargare il proprio raggio d’influenza?
Sì, ma non inaugurando un mercato andando a cercare singoli voti, offensivo per chi lo alimenta, per chi si lascia abbindolare e per la carica che si ambisce a ricoprire. Per questo faccio un appello con tutta la forza di cui soso capace: si eviti di avvelenare i pozzi. Ricorderà che dopo le nostre dimissioni, Conte aveva dato il via a un analogo mercanteggiamento in Parlamento, che non avevo esitato a definire vergognoso. Lo era quel mercato, e per fortuna quel percorso è miseramente naufragato portando al Governo Draghi, e lo è questo. Berlusconi sa benissimo che la metà di chi oggi siede in Parlamento non ci tornerà e questo rende automaticamente gli schieramenti fragili, e così le persone. Allertarle con lusinghe e promesse di ogni tipo per un potente come lui può essere un gioco da ragazzi. Ecco perché non va giocato. Getterebbe un’ombra lunghissima anche sulla carica che lui ambisce a ricoprire.
Quale è il profilo del Presidente della Repubblica che vorreste e lei, in particolare, chi vedrebbe bene al Quirinale?
Mi permette di correggerle la domanda? In gioco non c’è solo l’elezione del Presidente della Repubblica ma anche, di pari passo, la continuità della legislatura senza sbavature e senza tira e molla. C’è in gioco il futuro del Paese, e noi non possiamo permetterci di bruciarlo in modo dissennato. Il 2022 sarà un anno determinante: per l’attuazione del Pnrr e per andare avanti nelle riforme necessarie al rilancio del Paese. E’ necessaria un’intesa unitaria, tra tutte le forze politiche che oggi caratterizzano la maggioranza, che tenga insieme in un unico accordo Quirinale e Palazzo Chigi. C’è bisogno di autorevolezza in entrambi questi luoghi ma soprattutto c’è bisogno di passare alla realizzazione dei programmi e dei progetti indicati nel Piano. Finora abbiamo solo fatto le carte, adesso bisogna passare ai fatti. E i tempi sono stringentissimi. Perdere un anno sarebbe imperdonabile.
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