Sull'elezione per il Quirinale tattica e giochini non fanno buona politica
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Sull'elezione per il Quirinale tattica e giochini non fanno buona politica

La sfida ardua a cui siamo di fronte riguarda la politica ed i partiti nel loro insieme per cercare di ridare vitalità e credibilità al circuito cittadini-istituzioni sempre più in difficoltà.

Sull'elezione per il Quirinale tattica e giochini non fanno buona politica
Salvini e Meloni
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Nuccio Fava Modifica articolo

27 Gennaio 2022 - 21.10


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Il punto morto che continua a registrarsi per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica permane anche nelle sedute in cui non è più richiesto il consenso dei due terzi.

Era forse inevitabile se si tiene conto che le tante dichiarazioni di buone intenzioni da parte degli esponenti dei diversi schieramenti sono rimaste tali senza effetti concreti. Anche la sparata del centro destra di presentare in conferenza stampa una rosa di tre candidati dopo il ritiro di Berlusconi, non solo era una manovra propagandistica ma si è dimostrata subito un tatticismo per mettere alla prova una eventuale riserva nella persona della presidente del Senato. Si è andato avanti anche con altri nomi di bandiera ma che nella consapevolezza degli stessi proponenti dovevano restare tali e non rischiavano certo l’elezione.

Più accorti forse gli esponenti di centro sinistra che non hanno formulato alcuna candidatura richiamando sempre l’essenzialità del metodo del concordato e cioè dell’accordo reciproco per esprimere unitariamente la personalità da eleggere di comune accordo e ovviamente con maggioranza molto ampia. Ma le buone intenzioni purtroppo sono rimaste tali e in questo clima rimane difficile avanzare previsioni. Certo lo stesso Parlamento e la politica non fanno una bella figura dinnanzi a un paese provato, se non stremato in alcuni aspetti e che ha di fronte  impegni e scadenze di grande rilievo che riguardano la vita concreta dei cittadini specie quelli in maggiore difficoltà.

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La sfida ardua a cui siamo di fronte riguarda la politica ed i partiti nel loro insieme per cercare di ridare vitalità e credibilità al circuito cittadini-istituzioni sempre più in difficoltà. Anche per questo sarebbe gravissimo mettere in discussione o anche solo indebolire il ruolo di Mario Draghi che con la sua azione ha favorito un indubbio rilancio importante dell’Italia sul piano interno ed internazionale.

Se non si raggiungesse una soluzione adeguata, che può essere rappresentata soltanto da una elezione del nuovo presidente in termini di maggioranza assai ampia con l’accordo ed il consenso comune dei due schieramenti, come estrema ratio non resterebbe che invitare Mattarella ad accogliere l’invito del Parlamento per una breve proroga del suo mandato, continuare l’azione efficace del governo Draghi e rimettere poi il giudizio al voto popolare di elezioni a scadenza normale.   

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