La proposta di Giorgio Gori: "Lavoriamo a una coalizione riformista per avere Draghi premier anche dopo il 2023"
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La proposta di Giorgio Gori: "Lavoriamo a una coalizione riformista per avere Draghi premier anche dopo il 2023"

"Non escludo che Draghi possa governare oltre il 2023". Lo dice Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, in una intervista con Repubblica.

La proposta di Giorgio Gori: "Lavoriamo a una coalizione riformista per avere Draghi premier anche dopo il 2023"
Giorgio Gori
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10 Febbraio 2022 - 10.02


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Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, in una intervista con Repubblica fa un ragionamento secondo cui il Pd dovrà essere il battistrada di una coalizione “tra i riformisti, dai socialisti ai liberali, alludo a uno schema – dice Gori- che possa andare anche oltre gli schieramenti classici, relegando all’opposizione i populisti e le forze anti-europee”. Insomma, una maggioranza Ursula con dentro anche Forza Italia. 

Io penso che Fi non abbia interesse a restare ingabbiata dentro una coalizione disomogenea e instabile, col rischio di essere egemonizzata da forze di matrice nazionalista – sostiene Gori-.  Se resta il maggioritario sarà difficile che il quadro muti. Se invece matureranno le condizioni per una legge elettorale di tipo proporzionale — simile a quella tedesca, dove le maggioranze si formano a valle del voto sulla base di chiari impegni di governo — la situazione potrebbe cambiare. E sarebbe, io credo, una cosa buona per l’Italia, che ha bisogno di proseguire il percorso di modernizzazione e di rilancio avviato dall’amministrazione Draghi. Perché questo accada è auspicabile che le forze riformiste e socialiste lavorino insieme, come già succede in Europa nella Commissione von der Leyen, superando la classica divisione fra centrodestra e centrosinistra”. Del resto, per il sindaco di Bergamo la prospettiva per il Pd non è con M5s. 

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“Per me vale la road map tracciata da Letta nel giorno della sua investitura: prima si pensa a far crescere il Pd coltivandone l’identità come forza del lavoro, dell’equità e della modernizzazione del Paese. Poi si ricostruisce il centrosinistra. E infine si dialoga con i 5S, sperando che recuperino un assetto più stabile. Con una chiara gerarchia delle relazioni”.

Dunque, il Pd deve “ricercare convergenze anche con i partiti moderati, come insegna la vicenda del Quirinale”. Gori non ha  “mai considerato il M5S un alleato particolarmente affidabile”. E il campo largo non può essere Pd-5s-Leu. Per cui Calenda, Renzi, Forza Italia, i riformisti. A cui Draghi, secondo Gori, non potrebbe dire di no dopo il voto del 2023. “Se dal voto dovesse uscire una maggioranza di impronta riformista, questa potrebbe chiamare Draghi a completare il lavoro su riforme e Pnrr”.

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